“Matanza” di Giampaolo Galli, Oakmond publishing. A cura di Patrizia Baglioni

Torreòn, 15 maggio 1911, le truppe di Madero entrano in città dopo la strenua resistenza dell’esercito regolare messicano.

Non c’è più niente da fare, il Presidente Diaz ha firmato la resa, genti e città sono abbandonate a sé stesse, il Messico è allo sbando.

I ribelli che da tempo lottano per una riforma agraria equa e per i diritti del popolo, invadono le vie famelici di vendetta, di violenza e di ricchezze.

Vogliono soldi, donne e il rispetto che non hanno mai avuto e se lo prendono con depredazioni, torture, stupri ed esecuzioni.

Questa non è una rivoluzione, questa è una mattanza.

Juana era una ragazza povera ma felice, abitava con i genitori e i fratelli in campagna, lavoravano insieme la terra.

E anche se non avevano tanto, quel poco bastava a dare alla famiglia serenità.

Poi suo padre si ammalò e morì dopo qualche mese e sua madre dovette trovare il modo di sopravvivere: mandò la figlia più grande a lavorare come cameriera nella grande casa di Don Felipe.

Juana lascia la casa con mille paure ma si adatta subito al lavoro seppur faticoso.

La ragazza è diversa dalle altre, dotata di una rara bellezza, non passa inosservata e subito il Padrone la nota. Essere la sua amante significa subire una serie di violenze sadiche e perverse che traumatizzano la giovane. In più Juana resta incinta, Don Felipe non può permettersi un figlio illegittimo e anche se la gravidanza è già avanzata, ci si deve sbarazzare del bambino e della ragazza.

Quando Juana, portata via all’improvviso, vede i ferri della levatrice, fa resistenza e lotta con le unghie e con i denti per proteggere il suo bambino, ma il feto gli viene tolto, così come la possibilità futura di avere figli. Dopo una lunga degenza, Juana viene portata dal suo nuovo padrone, Osvaldo, il gestore senza scrupoli di un bordello.

La ragazza venduta come una merce, decide di diventare a tutti gli effetti un oggetto, per sopravvivere accantona la sua riservatezza e diventa strumento degli uomini.

Con sorpresa Juana scopre che gli uomini non sono tutti uguali, alcuni sono buoni e generosi, come il cinese Wang Bao o il tenente Machado.

Loro la rispettano, forse la amano.

Ma lei, è ancora in grado di fidarsi?

Può ancora amare?

Forse, ma non c’è tempo di scoprirlo, il furore della rivolta preme alle porte di Torreòn e tutto ciò che Juana può fare è scappare.

Il sangue della MATANZA impregna le mura della città, i prigionieri delle carceri vengono liberati e nel delirio della rivolta l’unica cosa che sembra necessaria è trovare un motivo per uccidere.

È questo l’inizio di un lungo periodo di insurrezioni che trasformano il Messico in una terra di lotta, colpi di stato e guerriglia fino al 1920.

Come l’autore ci ricorda nella nota storica “alcune stime calcolano che la rivoluzione messicana produsse quasi un milione e mezzo di morti tra civili e militari”.

Una guerra di tutti contro tutti dalle radici lontane che risalgono agli Indiani, alla loro persecuzione e all’espropriazione delle loro terre.

Da qui odio e rancori, trasmessi tra le generazioni, avevano lasciato maturare i loro semi, alla ricerca di una ragione che si era persa nel tempo.

Per le stesse terre avevano combattuto indigeni, europei, gringo, latifondisti e contadini ognuno per le proprie ragioni.

E poi?

E poi il cerchio si chiude, sempre.

Juana lo sa e aspetta il suo momento, anche nella disperazione più profonda, accusa il cielo con il suo sguardo fiero e va avanti.

Un romanzo forte che affronta una pagina di storia dolente e complessa e per questo poco sfruttata. I personaggi sono ben strutturati e la trama risulta accattivante e ben costruita.

La scena si sposta rapidamente e questo permette un ritmo narrativo coinvolgente.

I dettagli sono volutamente cruenti e creano nel lettore un senso di disagio dovuto. L’autore non ci risparmia la violenza, ma d’altronde non lo ha fatto nemmeno la storia e il libro fa bene a ricordarlo.

MATANZA è un testo evocativo, dove la storia di un popolo si intreccia con quella dei singoli. In entrambi i casi la crescita o l’evoluzione passano obbligatoriamente per stadi dolorosi dove si possono vestire solo i panni del nemico.

Mentre sventola il tricolore messicano, scorgo il serpente a sonagli tra gli artigli d’aquila, no, non è ancora vinto, il suo veleno è pronto a colpire e i suoi occhi non sono spenti.

Essi sono fissati su un obiettivo.

E sfidano l’aquila.

Questa è la loro storia, è la storia del Messico, è la storia di Juana.

***

Giampaolo Galli nasce a Pisa il 18 giugno del 1963. Dopo numerosi viaggi in diversi paesi, inizia a scrivere una serie di racconti a tema western che vengono pubblicati on line da farwest.it tra il 2011 e il 2014. Nel 2015 è autore del soggetto di Along the River interpretato da Franco Nero e diretto da Daniele Nicolosi, vincitore agli American Movie Awards di Las Vegas nel 2016. Nello stesso anno esce in self publishing anche il romanzo Along the River: La frontiera spezzata. Nel 2018 scrive il soggetto e la sceneggiatura di In Principio interpretato da Giorgio Colangeli, short movie di genere post apocalittico, selezionato ai Nastri d’Argento 2019 e vincitore di diversi riconoscimenti in Italia e all’estero. Nel giugno 2019 il racconto 26/12/2004 viene inserito nell’antologia Storie dell’Oriente, storie dell’Occidente, pubblicato da Qui Edit a cura dell’ambasciata d’Italia a Bangkok. Con la Oakmond Publishing pubblicherà il suo secondo romanzo, Matanza, ambientato ai tempi della rivoluzione messicana. Laureato in geologia e appassionato di storia americana, Giampaolo Galli parla tre lingue straniere e ha visitato una cinquantina di paesi. Le esperienze di viaggio in Messico, Canada e Stati Uniti e i contatti con le popolazioni indigene, hanno arricchito il suo interesse per i nativi americani e la loro storia. Attualmente vive a Duino in provincia di Trieste dove si occupa di informazione tecnico scientifica nel settore medicale. Il suo sito personale è http://www.giampaologalli.net

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