
Come descrivervi la stirata del Bonci in poche parole?
Ecco… ci sono!
Geniale.
Maledettamente geniale.
Non solo un esilarante giallo di provincia, ma una satira dei costumo e delle mille sfaccettature dell’essere umano.
Ecco che davanti a noi sfilano “caricature” degne delle commedie dell’arte di una volta o di uno dei film culto di Eduardo de Filippo.
Uno strano incidente, omicidio o fatalità scuote le sonnacchiose gesta quotidiane di una provincia che ci appare subito ricca di assurdità e al tempo stesso annoiata e un po’ grigia.
Ognuno perso a rincorrere qualcosa di irraggiungibile, una felicità, una soddisfazione o semplicemente il consolidare il proprio ruolo sociale. Tutti poi si incontrano li, nel miglior studio psicologico che è mai esistito: il bar.
E quel centro di raccolta non solo di storie ma anche di disagiati, di istrioni che si mostrano felici a un pubblico sempre più esigente sempre più annoiato e svogliato, le storie mirabolanti delle nostre due Marple de noantri.
Due donne come tante.
Forse.
Ma al tempo stesso due note di colore in un universo che rischia, per la ripetizione sconsiderata di gesti e parole, anonima.
Loro sono il sale nella minestra, quella voglia di non lasciar mai più vincere la svogliatezza.
Di non lasciare che il malessere di vivere, quella sorta di insoddisfazione che spesso si trasforma in frustrazione vinca.
E cosi usano l’unica arma a nostra disposizione per dare una nota diversa a una stantia melodia: la curiosità.
Ecco che vi presento le mie amiche, cosi uguali a me, cosi decise a rendere la propria esistenza placida una sana follia.
Olivia e Rebecca.
Cacofoniche, invadenti, forse pettegole ma con un arguzia e un intelligenza che risulta inquietante in quella macchia di nebuloso grigiume.
Belvedere è come tanti quartieri, tanti paesini, pieno di contraddizioni, di vizi e poche virtù, ma deciso a fingere un sorriso stereotipato di fronte al mondo.
Forse è incapacità di ammettere il fallimento, di vedere quella lenta ma costante discesa verso un abisso di nulla.
Del resto ammettere di essere diventati quasi insensibili alle meraviglie dell’esistenza costa fatica.
Significherebbe ammettere che denaro, prestigio, illusione di potere non siamo, appunto, solo palliativi, sollievi a ferite che ancora dolgono, si infettano e fanno male.
E cosi ogni personaggio sbiadito, evanescente diventa solo un sussurro durante la lettura, cosi impegnato a difendersi da ogni cambiamento e da ogni innovazione.
Oliva e Rebecca.
No.
Sono piene di cicatrici, sono sicuramente avvezze al dolore e alla malinconia, eppure…sono meravigliose nonostante le autrici non le trattino proprio con i guanti.
I loro difetti sono sbandierati, messi quasi alla berlina del lettore.
Che però, al tempo stesso, non ride di loro, ma con loro.
E inizia a ammirarle proprio perché aliene a quel mondo chiuso in se stesso.
E forse è la loro mancanza di buonsenso, quella pazza voglia di essere protagoniste e non comparse di questa strana recita chiamata vita, che ce le fa amare.
E nonostante ogni tentativo di quel pomposo e assonnato maresciallo Rocca, cosi diverso dal suo omonimo e più che altro scontento di invischiarsi un losche storie di ordinario orrore, di porre un freno alla loro esuberanza, le due non smetteranno di essere imprudenti, rumorose e completamente fuori dall’ordinario.
E’ quello che accade ai folli, agli alienati, ai dissidenti, ai strani, a chi abbraccia lo straordinario: essere costantemente riportati sul binario del rigore e del consueto.
Olivia e Rebecca forse infastidiscono proprio perché non accettano la spiegazione più immediata, la strada più facile o il sogno più a portata di mano.
Danno fastidio perché svegliano chi desidera continuare a dormire.
E cosi il finale è emblematico e perfettamente congruo alla satira sociale…
Cosa intendo?
Leggetelo.
Ovviamente non ho intenzione di svelarvi la chicca del testo, una conclusione degna del miglior dramma alla Eduardo.
Un po’ di nostalgia vi lascerà l’ultima pagina.
Però vi garantisco che l’amore per Oliva e Rebecca aumenterà.
Tanto che non vi nascondo che salirà la voglia di percorrere la loro strada e iniziare a farsi qualche domanda in più.
Nonostante i veti dei marescialli Rocca.