
Il rapporto tra Depero e Nicoluzzi
Mario Nicoluzzi è un giovane volenteroso: corre da maratoneta nella locale Unione sportiva roveretana e finisce sempre sul podio.
Da quando aveva 14 anni suona uno strumento importante, il basso tuba, con tale perizia che il maestro Riccardo Zandonai lo ingaggia nell’orchestra operistica del Teatro omonimo. “Nei momenti più difficili avere un appuntamento con le prove per un concerto era per me un rifugio, un luogo sicuro dove adulare il mio ego. Seguire gli impercettibili movimenti della testa e della bacchetta del direttore calmava i miei pensieri ostili, faceva emergere ciò che il mio carattere mi impediva di mostrare apertamente agli altri. Suonare uno strumento è un po’ come parlare di se stessi usando i tempi e le parole degli altri.”

Ma per vivere e per mantenere la sua famiglia, Mario continua l’attività ereditata dal padre falegname. Quando incontra per la prima volta Fortunato Depero, i Nicoluzzi hanno da poco aperto una bottega nel cuore di Rovereto, e come tutti i roveretani, seguono con curiosità il clamore suscitato in Italia e in Europa dall’artista futurista. Fortunato e Mario sono arrivati a Rovereto entrambi quando erano ancora ragazzi: Fortunato da un paesino della Valle di Non, Mario da Mori un villaggio a sud di Rovereto. Quando si incontrano per la prima volta c’è già stata una guerra che ha provocato molte ferite, soprattutto a Mario che ha passato tre anni in un lager di sfollati.
Quello del tornitore di legno è un mestiere poco comune, e per svolgerlo occorre essere molto abili. Depero intuisce che quell’artigiano è speciale e dopo il primo incarico gli affida con fiducia altri lavori. Marionette soprattutto, ma anche altri oggetti. Così passano gli anni, la vita semplice nella bottega di Mario cadenzata dal rumore del tornio e le notizie delle glorie e dei tracolli di Depero si intrecciano. Mario, che ama l’arte, riconosce in Fortunato l’originalità, il genio, anche quando Depero è in difficoltà.

La loro è un’amicizia rispettosa, autentica, sincera.

Finché non accade qualcosa, un bozzetto finisce nelle mani sbagliate dopo un percorso così ingarbugliato da diventare… la trama di un romanzo. Riusciranno Mario e Fortunato a comprendersi, a chiarirsi e a ritrovare la reciproca stima?
Lo si saprà solo nel finale. Quello che conta, però, è questa storia ispirata a un artista e a un artigiano, entrambi realmente vissuti.
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