“Il respiro dell’alba: Un caso per Vassallo e Martines” di Antonella Grandicelli, Fratelli Frilli editori. A cura di Alessandra Micheli

Così fu quell’amore dal mancato finale

Così splendido e vero da potervi ingannare

De Andre

E’ quando arriva l’alba che la vita rinasce.

Dopo il sonno, quasi mortale, dopo il silenzio quasi sacro è l’alba che ci sveglia.

Ma essa è anche morte.

Morte dei sogni che fanno sorridere le labbra, un sorriso stirato mano a mano che gli anni passano.

L’alba porta tutto alla rivelazione, provoca decisioni, perché annuncia il nuovo giorno.

E quando arriva l’alba e respira forte sul viso, la corsa non può fermarsi. E la vita inizia a chiedere di pagarli i conti.

E’ cosi che in questo libro è l’inizio di una fine.

Una fine orribile come ogni delitto, come ogni suicidio.

Orribile come quella vita martoriata che gioca a coltelli con l’anima.

Orribile come la speranza di amori che non posso nascere perché non benedetti dal sacro si della società,.

Un velo di omertà avvolge un corpo inviolabile.

Un corpo adornato da un velo.

Una suora che fa capolino dall’acqua come un Ofelia maledetta.

Lei che dovrebbe trovare in dio la redenzione di ogni peccato, la consolazione di ogni dolore.

E tanto silenzio.

Attorno alla sua storia, quasi cancellata dalla volontà pedissequa di non vedere.

Famiglia, convento uniti a formare un muro di gomma, tra un corpo oramai inutile e una donna, con il suo passato e i suoi ricordi.

E istanti che rischiano di sparire, nel sonnacchioso oblio di un mondo che chiude gli occhi, colpevole su ogni dramma.

Su ogni dolore.

Su ogni mancanza.

Quello che conta è apparire.

Forti, vincenti, perfetti.

Che sia suora o persona normale, bisogna recitare in ogni momento senza mai togliersi la maschera.

E’ questo che si trova ad dover affrontare Vassallo, e il poeta
Martines.

Che seppur ferito a morte non smette di cercare la stessa verità tagliente che brilla in ogni poesia.

Del resto non sono i poeti i folli che sono capaci di sputtanarla questa patina vischiosa chiamata perbenismo?

Sono loro l’acqua che goccia a goccia leviga la pietra e la trasforma.

E saranno loro, il paladino della verità a ogni costo e colui che sa vedere oltre, oltre apparenza, oltre i dettagli quelli immediati.

Una ricerca che non è solo la risoluzione del dramma, venuto fuori con il respiro dell’alba.

E’ anche la voglia di spezzare il legame che ci unisce a un silenzio che diventa assordante perché ingoia ogni gridi di ribellione.

E cosi la claustrofobia diventa il grido di libertà

Ogni nodo viene sciolto.

Ogni dolore può finalmente sgorgare libero.

E trascina ogni cosa con se, annegandole di lacrime ma al tempo stesso purificando.

E cosi eccola la verità.

Mille facce e mille occhi pungenti come lame.
Mille ferite e mille voci diverse.

Voci che l’uomo non vuole sentire.

E continua a tapparsi le orecchie con le mani.

E a rendere questo mondo un inferno in terra.

Ciò che eri, può ucciderti più di ciò che sei?

Ecco la domanda che vi troverete ad affrontare.

Ma fidatevi, è dalla risposta che dipende la salvezza.

Della vostra anima

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