“Divieto di calpestare le formiche” di Riccardo Mazzamuto, Eretica edizioni. A cura di Pietro Sanzeri

Come farfalla

Che cerca fiore

nel grigio

di una città,

coltivo nettare

blu, per attingere

quando il vento

spezzerà

anche piccoli

sbocci, quella che io

chiamai poesia…

Leggendo il poeta livornese vengono in mente le poesie in musica di Francesco Guccini come culodrittoche vai via sicura, trasformando dal vivo cromosomi corsari

Di longobardi, di celti e romani dell’ antica pianura, di montanari,
Reginetta dei telecomandi, di gnosi assolute che asserisci e domandi,
Di sospetto e di fede nel mondo curioso dei grandi

con un pizzico di Filosofia del maestro Franco Battiato, uno shock in my town fatto di maschere e ipocrisia. Ipocrisia della chiesa, della società, del mondo che ci circonda, un calcio al destino degli uomini, un fottersene, orticaria di pensiero e opinioni, una libertà perduta.

Analizzando le poesie di Mazzamuto è un continuo incazzamento di pugni verso la nostra società che ha perso miseramente la ragione, un vomitare merda verso tutto e tutti, l’autore con questo volume antologico, scritto tra il 1983 e il 1997, squarcia il tempo colpendoci più volte nella bocca dello stomaco, una volta mascherato da Cassius Clay e la volta successiva da Jepp Swenson.

Una versione particolare del mondo, in forma colloquiale, dove cammina il diavolo sputando fuoco, un inferno di maschere, dei senza volto nel regno delle illusioni…

Lacrime di libertà, una farfalla che cerca un fiore nel grigio della città, una mano dormicchiante che ci invita in una danza omicida.

La poesia di Mazzamuto ci dissangua succhiando nettare vitale direttamente dalla bocca, un bacio di morte… metaforicamente parlando.

Dammi ancora la mano anche se quello stringerla è solo un pretesto

Per sentire quella tua fiducia totale che nessuno mi ha dato

o mi ha mai chiesto;

Stride nella notte

un suono tagliente

divide l’ombra

appesa dal sogno

sognato.

La mano che sta

dormendo invia

la danza omicida.

Là dove

beata nel sangue

da filtrare la zanzara

si strofina con dolcezza.

Boom… boom…

ora giace

rifiorita su zampe

irrigidite

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