“Il racconto di un sogno, Ritorno a Twin peaks” di Ilaria Mainardi, Les Flaneurs edizioni. A cura di Romina Russo

Nel Gennaio 1991, quando venne trasmesso l’episodio pilota di Twin Peaks in Italia, non avevo neppure otto anni. Non ricordo di aver visto la serie al tempo, se non sbirciando ogni tanto mentre i miei genitori guardavano qualche puntata, ma ho ancora nella mente, vivida e potente, la sensazione di inquietudine che mi trasmetteva la sigla.

Quelle note che si ripetevano, ipnotiche, quasi a voler sottolineare l’incomunicabilità del messaggio del capolavoro di David Lynch.

E altrettanto nitidamente ricordo quell’immagine disturbante, che si è impressa a fuoco anche nella mente di chi non ha mai visto Twin Peaks, del cadavere di Laura Palmer avvolto in un telo di plastica.

La morte che ha velato di sfumature cineree e violette il volto, un tempo roseo, di una splendida adolescente, quasi riproponendo su pellicola, come sottolinea l’autrice all’inizio di questo illuminante saggio, il dipinto Camille Monet sul letto di morte di Claude Monet.

Ho avuto modo di vedere per intero la serie, insieme all’acclamato sequel del 2017, soltanto di recente.

E dalla lunga maratona di episodi macinati fino a tarda notte, sono riemersa con la straniante sensazione che mi fosse sfuggito qualcosa.

La lettura de “Il racconto di un sogno” mi ha aperto gli occhi su quanto, tale sensazione, fosse proprio ciò che Lynch intendeva suscitare.

Poiché David Lynch stesso, con quel suo ciuffo che sfida la forza di gravità e una leggerezza che è davvero quella dell’ oiseau, rappresenta la fusione di mondi di un altro mondo, e il suo immaginario è come un dipinto di Claude Monet: quante ninfee ci sono dietro le ninfee, dove l’acqua si congiunge con il cielo?”

La fusione di mondi di un altro mondo. È esattamente questo il cuore del saggio della Mainardi.

L’autrice, dando prova di una vastissima cultura non solo cinematografica, ma che investe i più svariati ambiti dello scibile umano, destruttura il terzo capitolo della saga lynchiana snocciolandone anche la simbologia più recondita, analizzandone suggestioni e richiami, sottolineandone i riferimenti storici, artistici, cinematografici, scientifici ed esoterici.

Si palesa così una rete fittissima di richiami e connessioni, una trama che si frammenta in un affascinante caleidoscopio di mille sottotrame, in cui “lo spettatore accetta di modificare il racconto con il proprio sguardo e si lascia modificare da lui, abbandonando la pretesa dell’inferenza sillogistica e della comprensione di una qualunque Verità: esistono tanti percorsi quanti sono gli occhi che li osservano.”

Dall’analisi della Mainardi emerge ancor più chiaramente la genialità di Lynch, la sua capacità di partire da una storia per raccontarne altre mille, di presentarci un mondo che ne racchiude un’infinità, in un gioco di matrioske che pare non aver mai fine e, ogniqualvolta crediamo di aver raggiunto la più piccola, ci troviamo a scoprirne all’interno un’altra ancora, infinitesimale ma non meno pregna di significato.

E in questo dedalo di simboli, di verità suggerite e smentite, di personaggi e luoghi il cui riflesso ci giunge costantemente stravolto, come in un angosciante percorso lungo un corridoio di specchi deformanti, l’autrice de “Il racconto di un sogno” è una novella Arianna che ci offre provvidenzialmente un filo che ci aiuti ad orientarci.

E anche se alla fine tanti misteri continuano a restare irrisolti, e forse è proprio questo ad aver decretato il successo della serie, si riemerge dalle pagine del saggio con un’unica, affascinante e confortante certezza: “Nulla è ciò che appare, bene e male non sono mai entità separate nell’universo labirintico di Twin Peaks.”

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...