
Vorrei svegliarmi un mattino e non dover parlare di violenza sulle donne, significherebbe la realizzazione di un diritto, la cancellazione di una disparità e il raggiungimento di una convivenza civile adeguata.
Non è questo il giorno, quindi bisogna parlare di questo fenomeno troppo diffuso, dalle conseguenze incalcolabili per le donne e la loro famiglia; visti i ritardi della legge, è necessario informare e soprattutto portare a conoscenza le donne delle varie tipologie di violenza che esse possono subire.
Il sopruso infatti non si manifesta solo sul piano fisico, spesso si cela dietro pressioni e aggressioni verbali o comportamentali che portano moglie e compagne all’esasperazione, alla depressione e spesso alla pazzia a causa di un atteggiamento narcisistico.
Il narcisismo esiste da sempre ma è stato preso in considerazione come strumento di violenza solo negli ultimi anni.
Attenzione però, non parliamo di un modo di essere della persona che entro certi limiti è anche funzionale in alcuni contesti della vita quotidiana.
Quando il narcisismo psicologico interferisce seriamente con i rapporti interpersonali, gli impegni quotidiani e la qualità della vita, può diventare patologico.
Il Manuale Diagnostico Statistico (DSM-5), che riporta le varie patologie, inquadra il narcisismo tra i disturbi di personalità. Le persone con questa alterazione psicologica, mettono se stessi al centro del mondo e come nel mito greco vivono ammirandosi.
Per emergere su tutti gli altri utilizza gli strumenti della negazione e della denigrazione degli altri, mantenendo la facciata dell’uomo perfetto o del buon padre di famiglia rispettoso della legge e dei precetti della tradizione.
Questo naturalmente a discapito della compagna e dei figli, che subiscono la personalità dell’uomo fino a dover rinunciare completamente alla loro vita e alle loro necessità.
Non è semplice riconoscere una relazione in cui il narcisismo del compagno ha preso il sopravvento, la donna giudicata e atterrita con continui sensi di colpa, vive controllata dal partner che osserva scrupolosamente le sue azioni per rinfacciarle il più piccolo errore.
Il migliore della coppia è lui, che non può essere mai colpevole e nel momento in cui la donna prova a muovere legittime accuse o prova a giustificarsi o a difendersi da accuse infondate, il narcisista con metodo dialettico studiato, rovescia gli argomenti: la colpa è sempre della compagna e lui è la vittima.
Anche l’autoritarietà è un tratto deciso del narcisista che domina sulla famiglia senza tener conto dei desideri dei singoli, concentrando tutte le sue forze su se stesso.
È naturale, secondo lui, che gli altri vogliano la sua felicità rinunciando alla propria, quando questo non succede, lui si vendica con biechi stratagemmi, facendo sentire in colpa i familiari e riportando così l’attenzione su di sé.
Ambra Sansolini scrive questo saggio con uno scopo ben preciso, aiutare le donne che hanno trovato il coraggio di separarsi dal narcisista e aiutarle a controllare la gestione condivisa dei figli.
Il narcisista infatti ha un unico scopo: rivalersi sull’ex attraverso i figli.
Non perdonerà mai alla moglie di averlo lasciato e utilizzerà ciò che hanno in comune per continuare a fare pressione su di lei, fino a portarla a dubitare di se stessa e della propria sanità mentale: “un tragico ribaltamento della realtà, che può condurre la donna fino alla morte. Un femminicidio a tutti gli effetti, del quale nessuno da notizia.”
Come la Sansolini mette in evidenza, il tratto più infido del narcisismo è il fatto che difficilmente può essere riconosciuto e diagnosticato, spesso le donne che escono da tali relazioni vengono considerate dal giudice che si occupa della separazione e dai servizi sociali come “soggetto poco collaborativo” e bollata come il genitore instabile.
D’altronde coloro che si trovano a prendere decisioni vedono un padre integerrimo, un soggetto in apparenza interessato, solo l’ex compagna conosce la soppressione e l’umiliazione di condividere la propria vita con un uomo violento e solo i figli possono testimoniare l’assenza, l’anaffettività e il disinteresse verso la loro vita.
Interesse che si risveglia solo quando i figli diventano strumenti di sofferenza per la donna.
Un argomento spinoso, poco conosciuto nell’ambito della violenza domestica eppure sperimentato da troppe donne.
Questo piccolo MANUALE DI SOPRAVVIVENZA non solo riporta testimonianze e da un aiuto concreto a quelle donne che non vedono via d’uscita da una relazione malata, ma permette a tante donne di prendere coscienza di un male di cui non hanno colpa e non sentirsi più sole.
Non si può curare la sofferenza, ma si può provare a gestire al meglio le cose per la propria salvaguardia e quella dei figli.
Guarire non si può, ma si deve sopravvivere, sempre, e donare ai giovani uomini e donne esempi di donne forti, che non si sono piegate al male e hanno combattuto non solo per la propria libertà, ma per la realizzazione di un mondo giusto, di un mondo migliore.
Ambra Sansolini è una di queste donne e la ringraziamo di cuore per questo libro e per la sensibilità che da sempre dimostra verso il tema della violenza sulle donne.
E grazie a tutte le donne che resistono, che lottano e dimostrano coraggio ogni istante di ogni singolo giorno.
AMBRA SANSOLINI. Giornalista, pubblicista e scrittrice. Amministratrice del sito http://www.violenzadonne.com. Autrice dei libri “Su ali di farfalla”(2018) e “Manuale di sopravvivenza”(2021) in cui affronta il tema della violenza sulle donne.