Review party “Quelli che uccidono” di Angela Marsons, Newton Compton. A cura di Alessandra Micheli

Angela Marsons è una garanzia.

E non lo dico soltanto perché è brava, dannatamente brava.

Come voi tutti saprete per me come per ogni intellettuale che si rispetti ( no, non ridete io mi considero intellettuale, originalmente intellettuale) ciò che conta in un testo non è soltanto la forma quanto il messaggio.

Sintassi, grammatica, tecnica sono solo gli strumenti che servono per donarci un informazione e un messaggio.

Che sia la visione peculiare di un autore, il suo occhio sulla realtà o semplicemente il suo bisogno di reagire contro una vita che spesso ci mette in difficoltà poco importa.

L’informazione ivi contenuta ci modificherà.

Umore, anima, percezione, sentimento.

Nessun libro sarà mai indifferente.

Ci farà sognare, ridere, arrabbiare, piangere ma raramente ci lascerà indifferenti.

E se dovesse accadere, allora esso non sarà più libro ma insieme di scritti e di parole.

Ecco la Marsons comunica.

Diavolo se lo fa.

E non è solo la sua visione della società che ci colpisce, ma anche la lucida capacità straordinaria per un autrice di thriller, di sezionarla quella realtà di mostrarcela senza fronzoli, mettendoci di fronte alle nostre fragilità, debolezze e ai nostri orrorifici pensieri.

E cosi quelli che uccidono ha un ritmo incalzante, feroce e anche crudele.

E non serbe scappare, voltare lo sguardo: siamo noi messi a nudo, con i pregiudizi che si fanno taglienti come lame, con le idee preconcette, con quella nostra voglia di dividere il mondo in buoni e cattivi, in cittadini e scarti.

E’ quello che uccide.

Quando una parte della società viene designata come inferiore, come degna di violenza e mai di amore.

O di rispetto.

Ecco che l’assassino, il colpevole, il boss sono solo strumenti con cui queste idee, questa scarsità di valori vincono sulla necessaria cooperazione che si dovrebbe instaurare in una comunità, in una città o in una nazione.

Tutti uomini eppure.. alcuni sono nati con diritti da difendere.

Altri sono invisibili e ci servono per sentirci migliori.

I deviati, gli emarginati, colore che compiono scelte incomprensibili per noi probi borghesi sono i bersagli dalla parte meno nobile dell’animo umano, quella che è denominata da Hobbes homo lupus.

Prostitute, immigrati, tossicodipendenti, una fauna che serve per la nonna di turno a educare il proprio figlio o figlia.

Vedi che se non segui le regole e la morale rischi di entrare a far parte della casta dei senza diritto.

Se non segui il tuo ruolo, se non indossi la giusta maschera, rischi di essere esiliato nella famelica isola che non c’è.

Dove non esiste certo la raffinatezza della solidarietà, del buonismo.

Ma solo la dura legge del più forte.

Eppure…

La Marson ci restituisce volti e storie, togliendo ai protagonisti, anche quelli esclusi, la patina di errori da dimenticare.

E restituendo loro la dignità di esseri umani.

Quello che in fondo sono.

Perché come dice benissimo De Andrè:

Se tu penserai e giudicherai

Da buon borghese

Li condannerai a cinquemila anni

Più le spese

Ma se capirai se li cercherai

Fino in fondo

Se non sono gigli son pur sempre figli

Vittime di questo mondo

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