“La masca” di Laura Rizzoglio. Npsedizioni. A cura di Alessandra Micheli

Spiriti Potenti, Vi invochiamo Vegliate su Noi che stanotte balliamo Volti alla luna, Alta la fronte danzano le streghe

Gabry Ponte

Vi mancavano le streghe?

In fondo è il loro mese ragazzi miei.

E’ ottobre, e presto ci sarà la notte più incantata dell’anno, magica, misteriosa e piena di meraviglie.

Alcune bizzarre, altre orrorifiche.

E la streghe dall’oscurità del mito, danzeranno assieme a noi sotto una luna che stranamente brillerà di più, gemma incastonata nel cielo. Masche, salighe, bazughe, cogas, janare, strie, nomi diversi per figure che nonostante il loro alone di tenebra ci affascinano e continueranno ad affascinarci (spero) per tanto tempo, come simboli di un sacro che è impossibile relegare soltanto in un mondo altro, alieno e distante dal nostro.

Le streghe appartengono alla terra, alla nostra storia, ai contenuti persino sacrali che fondano e consolidano i legami di gruppo, necessari per quella trasformazione politico sociale che dal clan passa allo stato e alla cittadinanza.

Perché se a noi studiosi la strega la stira ci affascina dal punto di vista storico etnologico, come calderone contenente tutti quei rituali propri di una civiltà pre-industriale, per la popolazione, la massa che deve trasformarsi in popolo la strega è il collante fattosi nemesi.

E proprio la sua apparente devianza la rende adatta a creare un senso di solidarietà, di esclusione che trasforma un anarchico agglomerato di bisogni e di identità in qualcosa di netto e definito: noi e gli altri.

Gli altri che servono proprio per definire il noi per donare a questa proto-organizzazione limiti, regole e punizioni.

Chi non accetta la socializzazione e quindi l’inserimento nella comunità diventa il male, incarna il caos da cui bisogna rifuggire, che bisogna demonizzare e allontanare.

E non solo.

La strega è anche quel lato ribelle necessario a ogni civiltà.

Quella capacità di creare anti-regole idonee per ironia della sorte a consolidare le regole stesse.

E cosi non c’è dubbio che nessuna società, per quanto evoluta, si esime dal dire la sua sulla figura della stria.

Chi in senso ortodosso chi..in un atto di pura revisione storica.

E la Rizzoglio, che ha il talento giusto per provarci, dona la sua versione della strega, prendendo spunti dal guazzabuglio del folclore piemontese, dando alla luce la sua speciale masca.

E chi è la Masca del libro?

Strega crudele?

Arrabbiata donna che tenta, attraverso gli antichi riti non sempre benevoli di riconquistare il suo ruolo perduto in seno alla comunità?

O un anima umiliata che si vendica di chi la esclude rendendo la vita dei propri concittadini rei di no essere empatici o caritatevoli, invocando le potenze del cielo?

Nessuna.

La masca delal Rizzoglio è quanto di più vicino alla tragedia storica di quanto si pensi.

Non è una strega politica, ossia non usa l’altro mondo per ottenere il potere.

Non è la strega condannata in virtù di una caratteristica fisica o mentale non accettabile dal conformismo.

E’ la Dea Morrigan, colei che ripara i torti, ristabilisce i diritto violati, che domina la legge, che intesse con i suoi fili l’arazzo di ogni esistenza.

E’ un potere antico, è la volontà di un termo che fu, quando cielo e terra non erano disgiunti e la Maat cosmica doveva essere rispettata.

A ogni costo.

Senza compassione, sconti o giustificazioni.

E cosi togliendo strato su strato alla superstizioni, giocando con una trama piena di imprevisti e di certezze la Masca si erge con tutta la sua possente e ingombrante presenza, regalandoci un testo affatto scontato, affatto banale e apparentemente semplice.

Perché la complessità ivi presente è quella umana, di quelle caricature divine che tentano, a mala pena, di darsi una parvenza di civiltà

Senza mai davvero partecipare all’evoluzione ma trincerandosi dietro preconcetti, facili ideologie e scappatoie che mettono in luce la non volontà di prendersi la responsabilità di ogni azione.

Sarà sempre altro a decidere del proprio percorso, destino, sfortuna o azione del maligno.

E non è un caso che le stelle brillanti su un cielo cupo e ombroso saranno ragazzi, non ancora corrotti dall’apparenza, capaci di guardare oltre le apparenze e oltre le costruzioni mentali dei grandi.

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