
Riconoscere un buon libro non è, in realtà, così difficile.
A voler rendere la questione con criteri scientifico-matematici potremmo dire che il valore di un libro è dato dall’intersecarsi su di un ipotetico piano cartesiano della sua capacità di catapultarti in un mondo diverso tramite immagini vivide e concrete tratteggiate grazie ad uno stile funzionale che arriva dritto al lettore, che in modo più conciso chiameremo ‘potere immaginifico’, e la forza della trama, la tenuta strutturale dell’impianto, di cui i personaggi sono le colonne portanti.
E quel punto individuato adesso sul nostro piano cartesiano, il valore intrinseco di un romanzo, allora cosa è di preciso?
Nient’altro che le emozioni e le sensazioni suscitate dal prodotto di contenuto e forma.
E questo romanzo di Mary Charlotte Otero è in grado di trasmettere emozioni, è in grado di delineare un mondo che ai conoscitori del genere fantasy risulterà piacevolmente familiare poiché accoglie molti dei topoi caratteristici.
Troviamo in primo luogo la lotta tra il Bene e il Male, in cui quest’ultimo si identifica con l’oscurità, con l’ombra denotata dalla mancanza di luce; troviamo avvincenti inseguimenti ed inevitabili scontri; troviamo vecchi regnanti ormai al servizio delle tenebre a cui si oppongono le nuove leve sulle cui spalle si appoggia il destino dei Regni; troviamo la Magia, vera ed indiscussa protagonista del romanzo.
La Magia, temuta e disprezzata come il più nefasto dei pericoli, ma allo stesso tempo è l’unica cosa che potrà salvare i tre Regni dal morbo subdolo e malefico che sta dilagando. In particolare, le custodi della salvezza saranno la Grande Strega e sua sorella, pedine della grande scacchiera di Bridhshid, dovranno prendere in mano il proprio fato per evitare la rovina del regno di Athara.
Similmente ad altre due fanciulle sono affidati i destini dei due regni confinanti, dove le principesse deposte, grazie all’aiuto di paladini improbabili, intraprenderanno una Recherche, per trovare le Streghe, detentrici di un potere antico e unica speranza per un futuro migliore.
Ma niente si conclude in questo primo capitolo della saga, siamo costretti a salutare i personaggi all’alba della partenza che rimescolerà le carte in tavola. Vediamo qui principesse, cavalieri, generali e streghe tutti pronti a compiere dei viaggi verso terre inospitali, lasciandoci con il fiato sospeso in trepidante attesa del prossimo capitolo.
L’autrice riesce nel suo intento creativo grazie ad uno stile che mescola i toni solenni ed eleganti tipici delle imprese cavalleresche, a quelli semplici e concreti di un lessico colloquiale e quotidiano, in un sincretismo all’apparenza disorientante, ma che risulta funzionale per raccontare una storia senza tempo.