
Abbiamo davanti a noi un mondo in continua crescita, in cui lo sviluppo tecnologico e scientifico, tocca livelli mai visti.
Eppure ogni problema che ci si pone davanti non viene affrontato tramite le conquiste della modernità sempre più progredita, tanto che ogni sociologo ha coniato il termine post modernità.
Ma con un pernicioso e ossessivo ritorno al passato.
In ogni campo, quando la paura dell’ignoto assale e mette in discussione le certezze e la rassicurante quotidianità ci rivolgiamo sempre più spesso alla superstizione e alla dolcezza soporifera della tradizione consolidata, non dal metodo scientifico ma dal sentito dire.
E cosi mettiamo a rischio e in discussione costante ogni conquista sia della forma politica della democrazia ma anche la nostra stessa sopravvivenza.
E non si tratta tanto dell’esercizio del libero dissenso e della possibilità
di proporre soluzioni alternative.
Si tratta di un adagiarsi in posizioni che si reale non hanno nulla e si rivolgono più che altro alla parte emotiva di noi.
Tipo i ribelli che rifiutano le teorie del povero Galileo, sempre più numerosi che trovano rassicurante quegli assunti intoccabili che rende ano il mondo meno misterioso ma più comprensibile.
Oppure non si tutela più il diritto alla libertà espressione o alla creatività ma lo si individua come uno dei maggiori complici di una sorta di fantomatica decadenza dei costumi, che altro non è che l’evoluzione semplice sia della percezione che dell’interpretazione del mondo.
Ecco che la demodernizzazione si manifesta come una strenua opposizione al concetto stesso di evoluzione, quella che presuppone e deve presupporre una costante modifica di noi stessi e del nostro rapporto con il mondo e con l’altro.
Va sottolineato come i due fenomeni non siano opposti quanto conseguenti uno all’altro, perché le due forze sono frutto di uno stesso ideali quello che tenta, in modo molto umano, di rispondere alle istanza presenti in questo cosmo che premono per una sorta di divenire.
Che è un sostanziale cambiamento e modifica di ogni assunto culturale, di ogni limitazione fisica per..sopravvivere.
L’evoluzione è la nostra strategia per portare avanti quest’esperienza umana, adattandosi sempre di più alle sollecitazioni esterne.
Ecco questa tendenza, questo bisogno non è cosi semplice né lineare.
E’ composto da battute di arresto, da una sorta di ritorno sui propri passi e da spinte dotate di una forza incredibile che ci fanno quasi dimenticare i primi tentennamenti.
L’uomo non è altro che una sorta di creatura composita lacerata da due opposte necessità: il cambiamento e la stasi.
Da un lato abbiamo necessità di superare il limite, andare oltre e creare il nuovo.
Dall’altro qualcosa in noi ci richiama alle radici, ci fa retrocedere e creare ancora nuovi confini e nuovi limiti.
E’ questo il segreto dell’evoluzione.
Come direbbe il buon vecchio Vico è un fatto di corsi e ricorsi storici, di un percorso che non è affatto circolare né in salita, ma è piuttosto una spirale che a volte tornare verso il punto di partenza per raggiungere poi nuove altezze.
Ma la demodernizzazione ci mette sempre alla prova.
La parabola discenderia crea ansia, paure e una sorta di pessimismo latente, capace di manifestarsi in silenzio e fagocitare tutte le certezze acquisite dalla scienza e dal progresso.
E cosi la manifestazioni che spesso si colorano di contorni foschi, presi a prestito dai tempo oscuri in cui si lottava contro ogni innovazione, è un sintomo proprio di questa fase calante, in cui sembra che lo sviluppo sia solo una lontana chimera.
E allora cosa possiamo fare?
Semplicemente conoscere.
Capire e comprendere.
E’ solo tramite la conoscenza che potremmo cogliere non solo i meccanismi con cui la modernità si sviluppa ma sopratutto quali sono le condizioni ambientali, storiche e sociali in cui essa si trasforma nella sua nemesi.
Il contrasto modernità demodernizzaione avrà sempre come fulcro lui, l’essere umano e la scelta su come interpretare, descrivere e raccontare il mondo.
E da quel contrasto tra conservatori e innovatori esce, udite udite la definizione particolare di quell’essere fatto più degli angeli eppure sottoposto a tentazioni e cosi fragile, reo di cadere in tanti tranelli e inganni.