“L’arcano manoscritto Voynich” di Claudio Bolle. A cura di Alessandra Micheli

Quando ho visto il titolo non ho potuto rifiutarmi di recensire il testo.

Insomma, ragazzi miei, si tratta di un opera di fantasia basata su uno dei manoscritti più misteriosi esistenti sulla faccia della nostra bella terra.

Si tratta nientedimeno che..fuoco alle trombe…del manoscritto Voynich. Che ha stuzzicato la creatività fervida di Claudio Bolle.

Prima di iniziare a raccontarvi del libro, che si colloca nella narrativa mistery con varie contaminazione ( dal rosa allo storico con alcuni accenni diciamo piccanti) per i digiuni di manoscritti segreti spiego un po’ di cosa si tratta.

Il manoscritto Voynich è un codice illustrato che, secondo una datazione, peraltro controversa, risalirebbe al XV secolo tra il 1404 e il 1438.

Nulla di interessante direte voi.

Se non fosse che..è quasi impossibile da tradurre.

Proprio perché utilizza un sistema di scrittura difficilmente decriptatile, ossia impossibile da decifrare con i nostri mezzi.

L’unica cosa che si può osservare con una certa sicurezza è come sia infarcito di disegni di piante sconosciute e che l’idioma usato non apparitene a nessun sistema alfabetico linguistico conosciuto: una lingua e una genesi alquanto misteriosa.

E sono proprio le illustrazioni che però possono dare una sorta di mappa per dare una frammentaria descrizione e comprensione del testo: esiste la parte botanica (113 disegni di piante ignote) una astronomica e zodiacale e infine una biologica grazie alla presenza di figure femminili nude immerse in strane vasche intercomunicanti contenenti un liquido che appare scuro.

E infine un foglio ripiegato sei volte raffigurante nove medaglioni, immagini di stelle e figure vagamente, sottolineo vagamente, simili a cellule, raggiere e fasci di tubi.

Per finire con una sezione farmacologica.

Comprendete il suo fascino?

Tentativi di decriptazione alcuni dei quali intrapresi da valenti professori (famoso quello di un certo William Newbold dell’università di Pennsylvania nel 1921) che portarono alla convinzione di trovarsi di fronte a un manuale di astrofisica e biologia medievale!

Comprenderete quindi come tale mistero sia stato pane per i denti dei più talentuosi autori da Colin Wilson nel racconto il ritorno dei Llogor che da Valerio Evangelista, nella trilogia di Nostradamus

Potrei citare altri romanzi con al centro il Voynich, ma credo che basti per farvi capire l’importanza, se non scientifica ma sopratutto emozionale di un libro che ha il primato di essere uno dei più misteriosi, resistente a ogni innovazione e a ogni tentativo di violarlo.

Bolle non fa eccezione.

Ecco che gli ingredienti ci sono tutti: l’ansia di decriptare tale codice ( perché di codice sicuramente si tratta) una sorta di cospirazione a cui opporsi, società segrete e un professore burbero ma sapiente.

In più aggiunge un’eroina indimenticabile e a tratti disturbante per la sua personalità oserei dire dirompente e “eccessiva”.

Ma sono questi gli elementi che spingono il lettore a immergersi voracemente nel testo.

E a immedesimarsi in quei personaggi che, anche se a volte sfiorano l’esagerazione, non possono non conquistare e ammaliare un lettore che è si smaliziato ma alla costante ricerca di un emozione che lo riporti al tempo della sua purezza letteraria.

Quando ancora era a digiuno di tecniche e tattiche e il libro era soltanto il libro, e andava vissuto proprio perché capace di creare una sorta di porta magica per un altro universo.

Il bisogno di fantasia, di evasione e di irrealtà in questi libri, sopratutto in quello di Bolle viene assolutamente soddisfatto.

La voglia di avventura, di mistero e perché no anche la tentazione della storia assurda e proibita creano il gusto arazzo capace di coronare l’edificio spoglio di ogni nostro io.

C’è un però?

La magia si scontra con la razionalità delle conclusioni.

Non vi svelo nulla ma sicuramente non c’è posto per i voli pindarici.

Anzi, viene sottolineata non tanto l’alterità aliena del manoscritto quanto la volontà umana di oltrepassare costantemente i limiti della propria umanità, di provare e cercare disperatamente e a volte senza frutti, di decriptare l’universo in cui viviamo.

In sostanza, non sarà importante cosa ci dice il manoscritto.

Essenziale resta e viene sottolineata l’importanza della domanda.

E’ questa la capacità che stimola la mente e forse ci rende diversi da ogni specie umana.

Si toglie il senso di magia?

Forse.

E’ un difetto?

Non necessariamente.

E’ uno dei modo con cui il manoscritto compie il suo dovere: creare letteratura, creare un portale con la parte curiosa di noi e farci tornare, ogni volta, la voglia di andare oltre i limiti della nostra umanità.

Esseri intelligenti ma profondamente fallaci.

Permeati però dalla capacità di sognare.

Anche con un piccolo libro.

Ma una critica, permettetemi di farla.

E non è relativa alla parte diciamo “rosa” che sapete quando mi provochi un’orticaria.

La carbonara si fa con il guanciale.

Non con la pancetta.

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2 pensieri su ““L’arcano manoscritto Voynich” di Claudio Bolle. A cura di Alessandra Micheli

  1. E a me la carbonara me piace deppiù colla pancetta stufata, ecco, tiè.
    E se vuoi una variante, in stagione prova con gli asparagi.

    Seriamente, grazie per la recensione, mi sembra di intuire che lo hai apprezzato.
    E sembra che oggi sia il giorno del Voynich, sono appena tornato da un incontro con la ragazza kazaka (lei parla benissimo italiano) che mi ha dato tutte quelle info sul suo paese, Purtroppo niente di “rosa”: in centro a Vicenza, nella pasticceria che in qualche modo cito nel romanzo. Le avevo promesso una copia e oggi ho avuto il piacere si consegnargliela.

    Grazie ancora.

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