Review party “Terra Sporca” di Marco Speciale, Altrevoci edizioni. A cura di Alessandra Micheli

Non è affatto semplice scrivere questa recensione.

Ci ho provato almeno tre volte.

Questo perché bisogna trattenere le emozioni che, come cavalli imbizzarriti rischiano di prendere il sopravvento.

E se questo piace tanto ai lettori, non omaggia il libro ne il talentuoso scrittore. Ecco dunque che, a mia proverbiale razionalità mi viene in soccorso e raccoglie le idee dando loro una forma concreta.

Il thriller che vi accingerete a leggere, perché lo farete, è sostanzialmente identificabile in due modi: thriller ecologico e giallo di inchiesta.

E questo per due motivi.

Il primo è individuabile nel titolo: terra sporca, quella orrende vicenda che pone il dito sulla commistione tra finanza e politica che ha portato a deturpare tante belle zone italiche con conseguenze mortali per tutta la popolazione nelle vicinanze.

Rifiuto radioattività, scorie prodotte persino da ospedali, sono state seppellite li in madre terra.

Lasciando la cittadinanza ignara, convinta di poter vivere in completa

serenità.

Ma ovviamente i rifiuti tossici non sono solo orribili per occhi abituati alla bellezza, ma sono un danno e una condanna per la salute.

Specialmente dei bambini.

Basta ricordare le tragedie della terra dei fuochi.

I reati di ecomafia sono oramai la modernità, all’ordine del giorno e riempiono milioni di faldoni.

Milioni ragazzi.

Non bazzecole.

Ed è una sorta di giornalismo di inchiesta perché seppur romanzato i fatti descritti sono purtroppo reali.

Commistione tra potere politico, finanza e criminalità.

Voti di scambio.

Come ha giustamente fatto notare qualcuno tempo fa ( non faccio nomi perché in campagna elettorale non si può) qualcuno ha detto: se volete conoscere la mafia dovete controllare tra colletti bianchi e nei ministeri.

Scandalo.

Eppure abbiamo tutt’oggi sotto mano il patto Ciancimino.

Che è stato fatto ma nessuno, stranamente lo ha stretto.

Cose tutte italiane.

E allora il libro di Marco Speciale non è altro che un pugno in faccia.

Sveglia una popolazione addormentata, anestetizzata da Tv e gossip e gli mette davanti la realtà: mentre noi giochiamo agli influencer, mentre noi litighiamo per chi vince nel reality, dietro un branco di corvi banchetta con i resti di uno stato non morente, ma bello che deceduto.

E con la complicità di tutti.

Questori compiacenti, politici che amano troppo il lusso e la seduzione del potere, imprenditori che tentano di scalare le vette di un successo illusorio. Come se per riscattare se stessi, per dimostrare il proprio valore, bastino soldi. Tra parentesi, sporchi di sangue.

E sapere cosa emerge dal testo?

Che molti chinano la testa convinti che il sistema è questo.

Ci si adegua ma non si può cambiare.

E mentre questo concetto si formava nella mia mente, urlante i suoi noi, i versi di Pierangelo Bertoli facevano il loro ingrasso nella mia anima:

Racconteranno che adesso è più facile
Che la giustizia si rafforzerà
Che la ragione è servire il più forte
E un calcio in culo all’umanità
Ditemi ora se tutto è mutevole
Se il criminale fu chi assassinò
Poi l’interesse così prepotente
Che conta solo chi più sterminò

Romba il potere che detta le regole
Cade la voce della libertà
Mentre sui conti dei lupi economici
Non resta il sangue di chi pagherà

Parole forti, parole crudeli, pugni in faccia per risvegliare bambini assopiti in sogni lontani e costringerli a affrontare, con la propria luce il buio.

Ecco che il testo si fa brutale, duro, non lascia scampo.

Con la penna tratteggia colpevoli, racconta dialoghi al limite del surreale (eppure le trascrizioni dei processi sono molto peggio) individua le macchie e alza con forza il velo dietro cui esse si nascondono.

Eppure..

In tutto questo orrore esiste una fievole ma tenace speranza

Perché Caserta, l’uomo integerrimo è il simbolo di chi i valori, l’etica non li abbandona.

Neanche se le mani stringendoli troppo, sanguinano.

Non rinuncia mai.

Neanche rendendosi conto di essere una mosca bianca.

L’unico senza maschere in un teatrino, adornato di tristi burattini comandati da una mano diabolica.

Il messaggio Marco lo lancia chiaro e forte:è la sete di potere che ci condanna a un inferno in terra.

E’ la mancanza non di morale, ma di etica che ci rende sempre meno uomini e sempre più macchiette.

E in questo abisso, profondo e oscuro, fatto di uomini vinti, sconfitti, colpevoli complici qualcuno ancora alza la testa e combatte.

Un questore, un vicequestore, una squadra persino una suorina decrepita.

E sono in grado di far emergere dalle torbide acque del malaffare terra sporca.

Ecco che mentre scorrevo le pagine, con i brividi che mi attraversavano la spina dorsale e un grido muto sulle labbra, ho compreso ciò che ci racconta Marco.

Non è importante il nome del criminale.

Forse non importa neanche che questo paese sia ridotto a brandelli.

Ne la fine di un popolo fiero, ridotto a una massa tremolante.

Importa che per un motivo o per un altro, che sia un ideale o la fine del viaggio, quando l’aldilà chiede i pagamenti del conto, o una presa di coscienza che, i soldi con cui si compra la bella vita sono sporchi di sangue, qualcuno riesce a dire no, quel compromesso no.

E’ in quel momento che le lacrime danno un senso a quest’Italia che non è altro che triste storia ripetuta all’infinito.

E la voce di Bertoli si confonde con le parole di Marco.

Il sangue resta.

Imbeve e sporca la terra.

Una terra che un giorno si stuferà di ospitarci.

Una terra che, anche senza di noi si riequilibrerà e toglierà da dosso lo sporco.

Lo vediamo oggi, lo abbiamo visto ieri, e lo vedremo in futuro.

Ma dell’uomo cosa sarà?

Mentre festeggia e guarda compiaciuto file di camion sputare veleno?

In fondo l’ecologia è roba da intellettuali di sinistra.

Da hippy, da nerd.

Contano i soldi, conta chi ha tra le mani il destino dello stato.

Conta l’interesse economico.

Conta chi ha i conti in Svizzera, chi fa parte del jet set.

Il resto è solo un racconto per gli ingenui.

E invece no.

Dietro ogni conquista, ogni politico sorridente, ogni imprenditore con le foto splendide dei viaggi, delle case, dei festini c’è qualcuno che è morto. Magari un ragazzino.

Una donna, il tuo stesso vicino di casa.

Infestati da veleni prodotti proprio da quel successo.

Che non diventa più successo ma omicidio.

E sarà difficile per Caserta.

Non solo fare chiarezza sulle indagini, ma anche resistere ai tentativi di corruzione e alle minacce.

Ma laddove uno cede, qualcuno resiste.

Laddove qualcuno vende l’anima, qualcun’altro, magari un questore morente, tenta di riscattarsi.

E allora davvero oltre la rabbia questo libro produce speranza.

Speranza che un giorno anche uno solo di questa massa di pecore belanti diventi lupo.

E alzando la testa, soltanto in quell’attimo unico irripetibile cambierà il destino dell’umanità.

E del nostro stato che, di stato, non ha più nulla.

Era da tanto tempo che un libro non toccava non la mia immaginazione, non la mia anima, ma la mia coscienza civile, da troppo tempo ammutolita, anestetizzata da tante nefandezze.

E solo per questo io ti ringrazio Marco.

Spero soltanto di stare tra gli uomini

Che l’ignoranza non la spunterà

Che smetteremo di essere complici

Che cambieremo chi deciderà

Pierangelo Bertoli

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