“Il bianco e il nero” di Amal Bouchareb, Edizioni le Assassine. A cura di Patrizia Baglioni

Ci sono libri che si imprimono, pesano con le loro parole sulle coscienze dei lettori,
altri evocano senza dire e poi ci sono i libri fatti di puro spirito che si insinuano nell’emotività, che aleggiano tra le atmosfere, passano dall’espressione artistica al fervore religioso e trasportano il lettore tra le vite dei protagonisti.


IL BIANCO E IL NERO è uno di questi, con movimento hegeliano si muove
circolare e torna a sé.
Dalla morte si parte, alla morte si torna.

Sì, perché nulla in vita è più contraddittorio della fine, e di questo tratta il testo: della
discordanza, dell’incoerenza che si manifesta nel conflitto tra inganno e realtà, tra fede e magia, tra ispirazione e grossolanità.

Lyes Madi è un artista italo-algerino di fama internazionale che insegue nelle sue
opere l’essenza.


Essa è talmente importante per il giovane, che lo porta a scarnificare nei suoi quadri i
modelli ritratti.


55Lyes viene da un passato tormentato fatto di diversità e mancata accettazione da parte
della famiglia e fa della ricerca dell’ispirazione il suo obiettivo primario.


Da Torino, sua città d’adozione, torna ad Algeri la bianca, nell’appartamento del
nonno venuto a mancare da poco.


Un maestro sufi incontrato in Italia gli aveva indicato la strada per dipingere il quadro
perfetto, un percorso fatto di simboli massonici e mistici.


Guidato da Ermanno, suo amico e collega che lo aiuta da Torino nella comprensione
dei segni del Sufismo e della Kabbalah ebraica, l’artista resta impigliato in una rete di
vicini e conoscenti.


Tutti vogliono qualcosa da lui, così timido, riservato, limpido.


Ecco che cosa lo distingue e lo eleva allo stesso tempo dagli altri: la purezza.
Da piccolo i bimbi del vicinato lo chiamavano “Lyes l’ingenuo” in realtà egli è un
uomo di puro spirito che osserva il mondo e lo traduce in pennellate di bellezza e
armonia.


I suoi quadri sono fatti di nero e “bianco trasparente, per offrire il senso della libertà”.


È un caso misterioso quello del suo omicidio, gli investigatori, non riuscendo a
trovare alcuna prova tangibile per risolvere il caso, concludono che l’artista si è
suicidato durante un rituale satanico, ma resta tuttavia il dubbio che si sia trattato di
omicidio.


Un romanzo dove all’enigma da risolvere si uniscono le voci di una città che cambia,
dove le donne abbandonano l’hayk per vestire di modernità, i giovani trovano il
coraggio di ribellarsi e i partiti fingono una liberalità che sa troppo di potere.


Ecco un altro tassello che cerca il suo posto nel libro: la corsa ambiziosa dei
personaggi alla ricchezza, al mantenimento della propria posizione e al rispetto ad
ogni costo.


Cosa può Lyes contro di loro, eredi di una rete massonica secolare che parte da
Colombo e arriva a sventolare sulla bandiera di uno stato?


Nulla.


Restano una stella, una khamsa dagli occulti presagi e una vecchia folle che non
distingue il sogno dalla realtà e guarda il mondo in bianco e nero.


Un romanzo ricco fatto di storia, di simboli, di religione e tradizione araba, potente
per la sensibilità con cui le tematiche vengono trattate e accattivante per la dinamica
narrativa.


Un intreccio dai sapori multietnici che ammalia e conquista con il suo fascino unico e
particolare.


Il cerchio si chiude, lo spirito della creatività torna a sé: nero come parole impresse su
un foglio bianco.

***


Amal Bouchareb, scrittrice e giornalista algerina, classe 1984. Laureata in traduzione,
ha conseguito un master e insegnato nel dipartimento di inglese della Scuola Normale
Superiore di Algeri. È stata caporedattrice della rivista letteraria Aklam. I suoi
racconti e i suoi romanzi hanno ottenuto importanti premi e riconoscimenti a livello
nazionale e internazionale. Ha tradotto in arabo molti autori italiani, sia classici sia
contemporanei, come Niccolò Machiavelli, Pier Paolo Paso-lini e Andrea Monticone.
Per Buendia Books ha già pubblicato L’odore, racconto vincitore del Festival
International de la Littérature et livre de jeunesse (FELIV) nel 2008 ad Algeri e
riscritto in italiano da lei stessa. Nel 2020 esce il suo secondo libro in Italia,
L’anticon-formista, sempre per i tipi di Buendia Books. Il bianco e nero è stato
finalista nel 2015 al premio Assia Djebar e al premio Mohammed Dib nel 2016

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