“Canzoni degli innocenti” di Anne Coates, Nua edizioni. A cura di Alessandra Micheli

Anche in questo libro Anne Coates si rivela un grande talento e una donna straordinaria.

Con semplicità e al tempo stesso con la sua feroce penna ci regala un inquietante ma reale arazzo sulla nostra società, illuminando con la torcia della letteratura angoli che, spesso o quasi sempre, non vogliamo assolutamente vedere.

Siamo abituati a mettere la testa sotto la sabbia come perfetti struzzi addomesticati.

Convinti di essere nati nella parte giusta del mondo, laddove l’occidente fa risplendere il suo sorriso progressista.

Ricchezza e opportunità sembrano colorare il cielo sopra di noi, e il vento ripete io posso.

Ma è davvero cosi?

Sicuramente non siamo rinchiusi nella gabbia della dittatura politica. Non abbiamo davvero i mezzi di comunicazione limitati o controllati. Ne siamo preda di terribili convenzioni sociali.

Nonostante le proteste di oggi non siamo affatto discriminati.

Tutti possono parlare, anche riempendosi la bocca di castronerie e di oscenità scientifiche.

Eppure…se guardiamo oltre l’apparente patina di illuminismo troviamo un mondo stanco, un mondo che non ha più valori da raggiungere ne ideali per cui lottare.

Non ci controllano i mass media ne le notizie.

Siamo proprio noi che non vogliamo usare la demodernizzazione delle possibilità tecnologiche per conoscere.

Siamo stanchi, annoiati, circondati da troppo.

E in questa apatia sociale è il male, quello pericoloso perché vicino a noi che prospera.

Grazie al silenzio complice e a quel bisogno di discriminare che è cosi sottilmente strisciante in noi.

Quando qualcuno si riempie la bocca di slogan , quando parla infervorato da grandi sogni, quando prende posizione netta alla fine sta discriminando.

Divide il mondo in noi e gli altri, coloro nel giusto e i ciechi che si rifiutano di veder,e di aderire e che per il loro no all’accettazione acritica di quella o l’altra posizione, divengono gregge.

Proprio per l’incapacità di essere gregge di qualcun altro.

E’ in questo scenario sociale che i veri drammi prosperano ,crescono e si ingigantiscono.

E’ in questo bisogno di discriminare che il vero pregiudizio attecchisce. Canzoni degli innocenti non è altro che la denuncia di un sistema che tutti vedono, ma che pochi prendono in considerazione.

Troppo presi dalle loro faccende personali, e convinti nonostante si parli di occidente che alla fine certe realtà non possono essere considerate civili.

Condannando il nuovo a soffocare ogni ansia di innovazione. Condannando forse le donne a non uscire mai dal sistema autocratico.

E sapete perché?

Perché in fondo a noi il sistema autocratico ci piace tanto.

Ci piace essere dominati.

Ci piace essere dalla parte del vincitore, del più forte.

E per farlo ci tappiamo le orecchie per non udire le canzoni degli innocenti.

Storie vere, reali e prese dall’attualità, vergogno riportate sulla carta affinché non sia più possibile distrarsi.

Leggendo le avventure di Hannah dobbiamo scontrarci con loro.

Con il razzismo del nostro non vedere.

Contro quella voglia di usare la tradizione come una sorta di coperta di Linus.

Contro un occidente che, in fondo, si allea con quelle stesse “tradizioni” considerate antimoderne.

Eppure capaci di farci sentire migliori, chiusi in stantii copioni da ripetere all’infinito.

Come sempre abbiamo di fronte un libro forte e al tempo stesso venato di quella sottile malinconia che rende ogni libro della Coates un vero gioiellino.

E non posso non essere grata a Talia per aver ispirato la Nua e per donarle tali talenti.

Come sempre mi inchino davanti a tanta bellezza ma soprattutto a tanta eticità che brilla tra le pagine come un diamante prezioso.

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