
QUARTA DI COPERTINA
Chiamato a indagare su una morte sospetta, il commissario Massimo Nardi si vede costretto a scavare nel passato di una donna scomparsa. Deciso a far luce su aspetti oscuri della sua vita, si imbatte da subito in verità scomode. Non sa di essere a sua volta un bersaglio, succube di un disegno più grande.
Soltanto quando una serie di omicidi inizierà a interferire con l’indagine, si renderà conto di non essere l’unico a interessarsi alla vicenda. Nascosto nell’ombra, c’è il killer che sta terrorizzando la città. Ed è lui a manovrare i fili del gioco.
I media lo hanno soprannominato il Missionario, per via della firma che contraddistingue i macabri delitti: una croce di sangue sulla fronte delle vittime e un versetto biblico all’interno dei cadaveri.
Per Nardi, la sfida con l’assassino diverrà presto una questione personale. Non ha idea di quali motivi lo spingano a uccidere, ma sa per certo che se vorrà batterlo sul tempo, e impedire che scorra altro sangue, dovrà scoprire in fretta quale filo invisibile lo colleghi al suo caso.
BIOGRAFIA
J. Oscar Lufuluabo nasce a Roma nel 1972. Dopo gli studi si specializza come copywriter e nel settore del fumetto, collaborando nel frattempo con testate giornalistiche locali. In seguito frequenta la scuola Omero, dove segue i corsi di scrittura creativa e di sceneggiatura per la fiction tv.
Esordisce nel 2008 con il racconto Una vita da guardare, edito da Giulio Perrone Editore. D’allora, ha pubblicato diversi racconti in antologie letterarie, l’ultimo dei quali vincitore del concorso Cultora 2016.
Come autore indipendente, ha pubblicato il romanzo thriller L’ombra del castigo – selezionato dalla Scuola Holden tra i finalisti del concorso letterario ilmioesordio e ora disponibile anche nella versione inglese, Shadow of punishment – il racconto noir L’ultimo giro e la raccolta di racconti Fuga dal vuoto: Storie di uomini sconfitti. Il suo ultimo lavoro, L’enigma del Missionario, segue le orme de L’ombra del castigo ed è il secondo volume della serie: “Le indagini del commissario Nardi”.