
Quanta forza ci vuole nel raccontarsi, lavorare su se stesso, per qualcuno, per sé.. analizzare il proprio vissuto, e con introspezione raccontare l’ordinario, la quotidianità della vita, quella trascorsa e pregna di sofferenza, talvolta ingiusta e ostile, altre volte però straordinaria. Perché in realtà di ordinario, la vita ha ben poco..
Le esperienze. Il vissuto che forgia, e che caratterizza un’esistenza trascorsa alla ricerca di qualcosa di più per se stesso.
E questo libro è questo e tanto altro, il racconto di una vita, la descrizione di un’esistenza che racconta anche più generazioni, e che racconta l’autore sin dalla sua famiglia d’origine.
Un’autobiografia quella di Raffaele Mutalipassi, che dà al lettore la possibilità di approcciarsi a una storia in cui può però rispecchiarsi. Forse non nel medesimo vissuto, perché ognuno di noi ha una sua storia, ma talvolta ci si ritrova a leggere di esperienze e stati d’animo che quasi sono i nostri.. e da qui poi trarre spunti di riflessione e similitudini, anche negli eventi che l’autore racconta.
Stati d’animo. Battaglie per portare avanti i propri progetti e le aspirazioni di un ragazzo, di un giovane uomo. Specchio di una generazione, quella descritta dall’autore, che brama di più e che cerca di catturare il momento. Una generazione messa alla prova, e che risponde con forza.
E se ci penso, anche oggi si cercano le medesime cose, in modi diversi probabilmente, ma sempre assecondando le proprie attitudini, inseguendo dei desideri forti.
Nella la vita dell’autore, costellata da tante esperienze famigliari e non, certamente non facili, ma pregnanti e forgianti, qualche lettore può rivedere se stesso; e rileggendo, se pure in parte, tra le righe e nelle pagine di questa storia, i momenti e le situazioni descritte, anche le difficoltà, o viceversa le vittorie, quasi come ne conoscesse già gli esiti, quasi come un déjà-vu..forse perché di simili ne ha vissute, o magari anche solo cercate..o forse si ritrova a inseguire i medesimi desideri.. ecco, attraverso ciò, il lettore può quasi rivivere sensazioni proprie…
Ecco perché, poi immergersi in una lettura del genere ti avvicina empaticamente all’autore. Perché il suo vissuto, se pure rappresentazione di qualcun’altro, o di una generazione differente, non si discosta poi tanto da quello del lettore.
Forse gli eventi descritti sono differenti, ma..quante volte tra le pagine di un libro ci sembra quasi di leggere la nostra vita..le nostre paure, le speranze, i dolori, le passioni.
Mi ha quasi stupita ritrovare tra queste pagine la voglia e il desiderio di parlare di sé senza veli, senza remore, mettendosi a nudo anche nei sentimenti. Si legge e si sente forte il desiderio di lasciare qualcosa di sé, e in questo caso oserei dire lasciare così tanto di sé .
Tutta una vita.
E questa vita ci viene presentata con dovizie di particolari, perché così deve essere, perché altrimenti risulterebbe vuota, piatta, comune. E invece, attraverso una scrittura chiara e scorrevole, le pagine scivolano via, senza diffidenze, in modo coinvolgente, perché si usa un linguaggio fluido ma carico di quel pathos che rende la lettura interessante e di facile approccio.
Nelle storie di vita narrate, il lettore si può realmente ritrovare.
Di fatto Raffaele Mutalipassi ha saputo raccontare in modo attento e coinvolgente momenti della sua vita, rendendoli straordinariamente fruibili a terzi.
Racconta il suo passato, ma anche un presente attuale e forte. I giorni nostri.
L’autore si fa conoscere. Si presenta. E lo fa attraverso la cronaca della sua vita. Forse quasi anche a farne un bilancio, per sé certamente, ma a mio dire anche per quel lettore che attraverso le sue parole ritrova una parte di sé.
Forse sono estremamente ridondante in questi miei pensieri, ma è certamente una mia opinione personale, quella da lettrice che un po’ rivede se stessa, e riconosce i suoi limiti e magari attraverso un raffronto con un’esperienza di vita reale, e valuta come si è spostato l’ago della bilancia della propria esistenza, tenendo conto di tutte le sfaccettature del proprio vissuto, magari rapportandosi con chi ha agito o fatto scelte diverse, chi scegliendo obiettivi concreti, chi lasciandosi trasportare dai sentimenti.
Sono scelte. Quelle quotidiane, talvolta anche fatte con lungimiranza, guardando al futuro e ciò che c’è oltre l’adesso.
E ogni giorno è differente, e questo dà la possibilità di trasformare la propria esistenza, talvolta stravolgendola, e magari rendendola straordinaria.
Questo libro racconta la storia di una generazione diversa dalla mia, ma comunque protagonista della propria esistenza. Una generazione capace di far cose che, forse , oggi le rivedo nella generazione più giovane. Non voglio far proselitismo, ma forse posso immaginare di paragonare la generazione raccontata dall’autore a quella dei giovani attivisti che spronati da loro coetanei hanno voglia di cambiare il mondo, salvarlo dalla distruzione. Oggigiorno la generazione di attivisti che lottano per i cambiamenti climatici è assimilabile alla generazione dei sessantottini, che sono stati gli artefici di una vera e propria rivoluzione giovanile.
Ecco quindi che, attraverso al lettura di La vita ostile, gli animi si avvicinano ed è quasi come rileggere un percorso di vita che però fa parte di tante esistenze.
Una generazione e tante generazioni assieme, raccontate e rese reali, e affini al lettore.
Anche nell’odio nei confronti di un Paese che tradisce. Anzi degli uomini che sono quel Pese.
Si dice “nemo propheta in patria“..ed è vero. Perché è realmente difficile emergere in un “ambiente familiare”, ed è più probabile invece essere apprezzati da chi non è “vicino”.
Questo racconto di vita ci mostra come questa sia effimera ma al contempo travolgente. Una vita in cui l’hanno fatta da padrone i cambiamenti, sia nel personale dell’autore sia in ciò che lo circondava.
Credo che, per l’autore, raccontare di sé sia stato taumaturgico, perché in tal senso aiuta l’uomo a fare un bilancio della propria vita, magari lasciando anche un insegnamento, o una testimonianza di sé, come uomo e, nel caso specifico dell’autore, come padre.
La vita toglie, la vita dà. Ma soprattutto va vissuta, anche come ricerca di sé, e verso la felicità, cui poter ritornare.. come da citazione: Dice un poeta arabo: “la felicità non è una meta da raggiungere, ma una casa in cui tornare; non è davanti ma dietro; tornare non andare.”
Un diario intimo, di grande introspezione, accompagnato da foto in bianco e nero che scandiscono i momenti di vita dell’autore, un’opera di facile lettura, scorrevole, attuale. Una lettura che può aiutare tanto, soprattutto a credere che prima o poi, impegnandosi seriamente e credendo in se stessi e negli obiettivi che si vogliono perseguire, i risultati arrivano, e si concretizzano sogni e desideri.
L’uomo, le sue vicende, il suo passato e il presente. Tutto raccontato intimamente con garbo e intensità.
A chi sarà incuriosito e lo sceglierà, buona lettura!
.
Grazie ad Alessandra Micheli e a Raffaella Francesca per la recensione: molto bella e articolata. Denota che che il libro è stato apprezzato ed approfondito. Ne sono felice.
Sono completamente d’accordo con l’autrice della recensione: questo libro è una lettura adatta sia per i vecchi che possono ritrovarci le atmosfere dei formidabili anni ’60 sia per i più giovani che stanno per intraprendere il loro percorso di vita.
"Mi piace""Mi piace"