“Genesi” di Riccardo Iannaccone, Nua edizioni. A cura di Romina Russo

Viviamo, ormai, senza più guardare di fronte a noi.

Non osserviamo ciò che abbiamo di fronte quando camminiamo.

Non guardiamo più negli occhi i nostri partner, figli o amici.

Durante un viaggio in treno, o in auto, da passeggeri, anziché bearci del paesaggio che scorre davanti ai nostri occhi, rimaniamo chiusi in una fissità inquietante.

Gli occhi vuoti, inebetiti.

I volti resi diafani dalla luce di quegli schermi che stringiamo in una mano.

E che a loro volta ci stringono l’anima.

Si dice che il fenomeno dell’alienazione sia figlio della Seconda Rivoluzione Industriale, delle fabbriche tayloriste e fordiste, dell’invenzione della catena di montaggio, che costringeva gli operai ad azioni ripetitive, ad un lavoro in cui non c’era alcuno spazio per l’iniziativa e lo slancio creativo, che faceva sentire i lavoratori insignificanti rotelle di un gigantesco ingranaggio.

Eppure, l’alienazione dei nostri tempi, è qualcosa cui non siamo costretti, bensì qualcosa che scegliamo consapevolmente, che abbracciamo con bramoso entusiasmo.

Sono connesso, dunque SONO.

E se l’elettromagnetismo spropositato che produciamo mediante il nostro abuso degli smartphone, finisse per essere esso stesso la condanna alla fine della nostra specie?

Se il nostro progressivo annullamento come esseri senzienti, perseguito con ingenua inconsapevolezza brandendo incessantemente i nostri dispositivi mobili, non fosse solo una metafora, un’ allegoria della nostra decadenza intellettuale e morale, ma fosse il vero e proprio preludio al nostro annientamento fisico?

Nel 2021 che ci racconta Riccardo Iannaccone, in una normalissima e frenetica giornata romana, è proprio questo ad accadere.

E il breve tragitto, lungo la linea B della metropolitana, di Michele, di suo figlio Giulio, di una bella ragazza di nome Viviana e di un nutrito gruppo di altri sventurati passeggeri, finisce per essere un’autentica via Crucis, segnata dall’incontro/scontro con creature demoniache, ciclicamente destinate a distruggere l’umanità.

Ma oltre a questi mostri, capaci di uccidere le proprie vittime in maniera efferata, straziandone i corpi e nutrendosi di essi con un appetito famelico, solleticato dalle onde elettromagnetiche dei cellulari, sul vagone si trova anche un’altra creatura, un essere dai poteri angelici, un Violinista capace di arginare il male degli Ancient, fedele al suo compito di salvare coloro il cui destino sarà quello di scrivere una nuova Genesi, di tracciare il solco di un nuovo inizio.

È un incubo truculento, le speranze di sopravvivenza sono quasi ridotte a zero.

Il tunnel della metropolitana pare diventare un enorme tubo digerente, in cui corpi martoriati vengono fagocitati senza fine e l’intero genere umano pare avviarsi inesorabilmente verso l’espulsione suprema: quella dal Pianeta Terra.

E il sangue, la paura, la presenza tangibile della Morte, che infesta l’aria con i suoi miasmi e avvinghia i cuori con mani ghiacciate, pongono violentemente i protagonisti di fronte alle proprie anime, al proprio vissuto, a tutto ciò che di irrisolto, fino a quel momento, hanno cercato di ignorare o minimizzare, ma che adesso, a un passo dalla fine, assume un significato del tutto nuovo.

Il Violinista, che con le sue note potenti riesce a distruggere i demoni a più riprese, ripete costantemente agli altri che “la musica è l’unica risposta a qualsiasi domanda.”

Pare di sentire un chiaro eco del pensiero di Platone, quando scriveva che “la musica è l’essenza dell’ordine, ed eleva ciò che è buono, giusto, e bello, di cui la forma è invisibile, ma tuttavia splendente, appassionata ed eterna.”

La Musica è ordine.

Eleva ciò di cui la forma è invisibile, ma tuttavia splendente.

Come l’amore.

Che non ha forma, ma splende, nutre e scalda.

Anche quando le frequenti tramontane della vita si adoperano per spegnerne la fiamma.

Come l’amore di Michele per sua moglie, anche dopo un doloroso divorzio.

Come l’amore di Michele per il figlio Giulio, nonostante le difficoltà e il dolore di dover essere un padre part time.

Ma l’amore è come la musica.

E non c’è barriera o entità maligna che possa arginarlo.

E anche se l’umanità è destinata ad autodistruggersi ciclicamente, come ha già fatto ben quattordici volte, condannandosi spontaneamente alla morte ogni volta che raggiunge il 2021 e il picco di abuso di smartphone, c’è ancora la speranza che qualcosa possa cambiare.

Che, un giorno, l’umanità possa vincere. Non solo sul Male, ma anche su se stessa.

Dio crede in voi e vi permette di portare avanti il vostro hobby preferito: lo sviluppo e la distruzione della vostra specie.”

Ma in Giulio e Viviana, i prescelti per la nuova Genesi, si intravede già, in nuce, un’umanità nuova, diversa.

Perché “un giuramento è un giuramento ed è sulla sacralità di certi giuramenti che si crea un io capace di resistere alle intemperie del tempo.”

Il Tempo, un tessitore operoso e silenzioso, come lo definisce l’autore citando Dickens.

Eppure neanche il suo silenzio imperturbabile pare immune alla Musica.

Del resto, come scrisse qualcuno, “Non si vive se non il tempo che si ama.”

E la Musica di tutto l’amore che Giulio ha ricevuto e ha dentro di sé, per quante volte ancora l’umanità soccomberà alla sua stessa follia, è la garanzia di altre dieci, cento, mille nuove albe, di una Genesi trionfante che, un ciclo dopo l’altro, alimenterà incessantemente una crescente speranza: quella che, un giorno, il genere umano, maturerà la consapevolezza necessaria per non autodistruggersi.

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