“Camilla, la Cederna e le altre” di Camilla Cederna, Bompiani. A cura di Patrizia Baglioni

Conoscevo già Camilla Cederna come una delle prime giornaliste di costume e una scrittrice di successo, non conoscevo però il suo Lato debole, per dirlo con le sue parole, ovvero lo spirito arguto, e lo sguardo umanissimo che rivolgeva al mondo.

Questo testo edito da Bompiani Editore, le rende merito, la ricorda e la omaggia, presentandola a tutti nella sua interezza e nella sua veste più autentica.

Gli articoli raccolti partono dal 1943 e a quell’anno ritornano con lo scritto finale firmato nel 1992, in un circolo fatto di storie e di Storia in cui Camilla Cederna descrive le persone “come un entomologo descrive un insetto, catalogando stereotipi, comportamenti, linguaggi, forme, abitudini, particolari”.

È dunque questo un assaggio di antropologia, perché la Cederna oltre al talento di scrivere, ha quello di osservare, di andare oltre le convenzioni e di non accontentarsi delle apparenze.

Restano così i grandi ritratti di attrici e personaggi della società della Milano che conta che restano inimitabili per stile e contenuti.

Mi colpisce l’apprensione di Anna Magnani verso la sua coscienza, così come la descrizione che fa di Francesco, il guardiano della sua villa al Circeo.

Camilla Cederna come scrittrice di costume poteva scegliere qualsiasi altro dettaglio della vita dell’attrice che potesse attirare attenzione o creare scalpore e invece questi prediligeva.

Eppure mi sembra che riesca più lei a mettere a nudo tali personalità piuttosto che i giornalisti scandalistici.

L’incontro con Marilyn Monroe è emblematico: la Cederna la inquadra attraverso gli occhi degli uomini, delle donne, dei registi e infine i suoi.

Non è un caso che la rubrica che cura per l’Esperesso, si intitoli Il lato debole, con sguardo caustico e sempre aderente alla realtà, parla di una società che si evolve, che attraversa i cambiamenti dei tempi con evidente gattopardismo.

D’altronde si parla della sua Milano, che conosce, ama e comprende fin nelle sue reti più fitte.

Ma Camilla Cederna non si è accontentata “del suo cortile”, ha sfidato apertamente se stessa e il giornalismo cambiando rotta: dopo la strage di Piazza Fontana si accentua il suo interesse per la politica italiana e non si fa scrupoli a intervenire e prendere posizione.

A destare stupore mentre leggo è l’approccio della Cederna al mondo femminile: dalla social climber che prova a conquistare l’alta società ai concorsi di bellezza etichettati come stupidi e inutili, ai singoli affreschi alla donna dannunziana o alla solissima per passare dall’intellettuale alla delusa.

La critica è severa, così come l’attenzione ai dettagli con i quali tante donne sono descritte, ma a meravigliarmi è proprio l’autenticità degli scritti, la Cederna non ha timore di offendere, né di far presente le fragilità, insomma descrive le donne come solo una donna può fare.

I discorsi delle mogli e delle figlie agli albori delle elezioni del 1948 oggi verrebbero catalogati come antifemministi, eppure quanta verità nelle immagini che la giornalista ci riporta.

In questo testo assistiamo all’evoluzione della donna, del suo pensiero e della sua posizione, forse quello che oggi manca rispetto al passato è la capacità di prendersi un po’ in giro, naturalmente con eleganza, come faceva Camilla Cederna.

È importante rileggere i suoi scritti proprio per enumerare le differenze tra un passato ricco di contraddizioni e un presente dove a parlare di moda e società sono le influencer.

***

Camilla Cederna è stata giornalista, scrittrice, donna di grande fascino e personalità, esempio per chi è venuta dopo di lei, ma soprattutto un’anticonformista e mentre chiudo il libro penso a quanto avremmo bisogno oggi di una voce come la sua.

Grazie Bompiani Editore per avercela restituita.

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