
Matteo Molinari è un ispettore di polizia che interpreta il suo lavoro in modo originale.
E già questo me lo fa sentire subito simpatico.
Resta attaccato ad abitudini infantili come quella di lavarsi i denti in tre minuti, contando
esattamente 180 secondi.
Questo è il tempo più significativo della giornata, perché mentre Matteo spazzola elimina le
scorie, evoca le sue paure o le ansie della giornata, le affronta per poi accantonarle.
La magia funziona sempre, d’altronde scansare i problemi è ciò che gli riesce meglio.
A quarant’anni Matteo vive alla giornata, ha una relazione con una collega e una forte
tendenza al tradimento, ha un intuito formidabile sul lavoro ma appena può scappa altrove.
E allora, perché ha scelto quel mestiere?
Matteo ama la solitudine, il buon fumo e i numeri pari.
Da sempre i numeri pari gli sono amici, i dispari invece sono stati fonte di sfortuna e eventi
negativi.
L’Ispettore è abituato all’imprevedibilità degli eventi, ma quando una ragazza incontrata
all’uscita del cinema viene investita, qualcosa in lui si risveglia.
Sarà che ha una sensibilità particolare per i dettagli e gli occhi di Maristella gli sono rimasti
attaccati addosso, o che la ragazza ha 20 anni, che Matteo compie un viaggio a ritroso.
Ogni estate da ragazzo lui e la sua famiglia tornavano per un mese ad Ambrogio, il paese
emiliano dove vivevano i nonni.
Per Matteo questo viaggio rappresentava lontananza dalla scuola, dagli impegni e libertà,
scoperta insieme ai suoi amici Francesco e Livia.
Ma nell’estate dell’85, quando lui aveva 13 anni, qualcosa cambiò per sempre, Matteo vide e
visse qualcosa di totalmente nuovo che lo fece staccare d’un colpo dalla sua infanzia.
Un omicidio infatti sconvolse il piccolo paese e Matteo conserva ancora in una scatola
segreta delle prove sul caso.
Perché?
Qual’è fu il suo ruolo nella vicenda?
E quali segreti condividono lui e la sua amica Livia?
La narrazione si spacca, le vicende e le indagini passano dal presente al passato, filo
d’unione tra le due dimensioni un Matteo sempre più confuso, che affonda nelle sue stesse
emozioni.
Ne riemerge forgiato di nuova determinazione, ma il suo senso di giustizia, così come
l’approccio alla vita restano originali, totalmente personali e anarchici.
Un noir dal ritmo serrato che oltre al protagonista intorno al quale girano gli eventi, ha come
punto di forza la narrazione.
Il talento di Bellistracci è evidente, già dalle prime pagine si entra in sintonia con l’Ispettore
Molinari e i luoghi descritti.
I personaggi così come le vicende hanno un forte grado di realismo e non facciamo fatica a
immaginarli.
Le sensazioni dei protagonisti poi entrano dritte nell’intimità, le riconosciamo e ci
sorprendiamo di un’analisi psicologica tanto attenta da parte dell’autore in un testo così
scorrevole da apparire leggero.
In realtà a creare diletto è l’armonia di un un libro ben pensato, ben scritto e fortemente
voluto.
Matteo è un passionale e la sfera emotiva non va tanto d’accordo con i numeri, soprattutto
quando il passato è dispari e nel presente si prova a pareggiare i conti.
Un’impresa matematica, di vita e di ordinaria umanità.
Buona lettura