
Spesso mi sentite affermare questa verità inattaccabile: il libro è un essere senziente.
E spesso alcuni di voi mi guardano straniti: come un ammasso di carta e inchiostro ha una coscienza?
E tante, troppe volte sono stata guardata come se fossi una portatrice sana di follia.
E non sapete quanto io, in realtà ne sia orgogliosa.
Ogni volta che scrivo con la penna su carta e lascio che il libro mi sussurri segreti ho un sorriso enorme, complice e misterioso perché so e lo so nel profondo che non tutti sono ammessi al suo cospetto in quel ballo in cui la carta prende vita e diventa il personaggio che tanto amiamo.
E non è pazzia è semplicemente il nostro amore e la nostra energia che infonde magicamente vita al testo inerme.
Come se fossimo negromanti o apprendisti stregoni che con quelle dita di fuoco imprimono anima a cosa inanimate.
Ma del resto il libro ha un cuore, di inchiostro per fare una citazione colta, ma è un cuore.
In cui l’autore stesso si è rannicchiato, al sicuro in questo cacofonico mondo, in disparte per creare un po’ quel mondo nascosto, segreto di cui tanti artisti parlano e tante canzoni elogiano.
E comprendete bene come ciò che mi ha attratta fin da subito sia stato il titolo di questo dotto eppur affascinante testo: animae librorum.
Allora, mi sono detta.
Non è solo una suggestione infantile quella che mi anima da tanto, troppo tempo?
E’ vero, il libro ha una sua strana coscienza, un anima che si rivela a chi ha la parola magica giusta, a chi ha la chiave adatta per piombare nel suo personale paese delle meraviglie.
Animae librorum ci parla davvero dell’importanza di questo strano oggetto/soggetto.
Fatto di fogli, di profumi antichi, di una sorta di vitalità che solo lasciando la superficie con i polpastrelli possiamo comprendere.
Ed è vivo poiché nel suo interno vive un cero e straordinario microcosmo, appartenente al regno micotico, o entomologico che si esso si nutre e che fanno di esso il proprio ecosistema particolare e unico.
E cosi sfogliando le pagine si immergono le mani in una strana foresta, fatta di versi, di parole, di metriche e si artifici letterari: li in quello strano mondo ctonio dove ogni emozione diventa un albero particolare da curare, la fauna ci fa comprendere come, il libro è qualcosa di più di oggetto.
Diviene soggetto.
Ed è questo che ci rende davvero lettori.
Allora la carta è la proiezione vitale di un sentimento inespresso, di un sogno accennato, un illusione perduta o una lacrima scesa a nitrire quell’universo incredibile che è protagonista di questo strano e al tempo stesso suadente testo.
E magari, dopo averlo letto sarà un atto sacrale lo scorrere e l’annusare le pagine.
Non più un vezzo intellettualoide ma un modo perché lui, il libro entri a far parte di te, a scorrere nel tuo sangue, inebriarti la mente e incantare i sensi.