“Johnny” di Isaac Monroe, Bre edizioni. A cura di Barbara Amarotti

Cos’è un mostro?

Quanti tipi di mostri conosciamo?

Innumerevoli direi: demoni, vampiri, zombie, autostoppisti fantasmi…

Ecco, Johnny è un mostro!

Uno dei peggiori, perché i mostri come Johnny li incontriamo tutti i giorni lungo la strada, al supermercato, magari è quel ragazzo così gentile che ci serve alla cassa o è quel giovane che acquista fiori per l’anziana madre.

Non lo sapremo mai, non potremmo nemmeno intuirlo, quel genere di mostro si cela molto bene, si nasconde, si mimetizza e, alla fine, alberga in ognuno di noi e ci sussurra beffardo ciò che non esterniamo a parole.

Aveva una strana luce sul viso e non dipendeva certo dalla lampadina accesa sullo specchio. Era qualcosa che veniva da dentro, che nasceva dall’anima e si propagava attraverso tutto il corpo cercando una via d’uscita.

Il mostro che alberga in Johnny è la follia, una follia latente, nascosta, che esplode all’improvviso e che lo distrugge, inglobandolo in una matassa di vermi putrescenti, stretto tra le fronde degli alberi e la maestosità di un lago.

Una follia beffarda, a volte magnanima, spesso crudele, che si impossessa della sua mente e della sua vita portandolo a compiere delitti attroci.

Ma chi è Johnny?

È un uomo qualunque, con una vita banale e un lavoro senza prospettive, ma è anche un lucido assassino, un personaggio particolare e particolareggiato che da vita a un romanzo che sembra un thriller, ma potrebbe essere un horror e ci avvince proprio per questo dualismo che pervade la trama dall’inizio alla fine.

Voglio che tu te ne vada via. Perché continui a tormentarmi?

Eh, già! Ognuno di noi ha un mostro interiore contro cui combatte ogni giorno battaglie silenziose, lotte che si svolgono nella mente dove, per fortuna, prevale la razionalità e quindi lasciamo che i mostri vivano solo nei romanzi dove, qualora la paura di affrontarli sia troppo forte, si può sempre girare pagina.

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