
Ho avuto il piacere di conoscere Oriano attraverso una delle migliori presentazioni per mail che ho letto in sette anni di blog.
Soltanto poche parole a delineare la figura di un autore interessante, ricco di passione e sopratutto capace di regalarci un libro unico, di quelli rari, scritti perché proprio lassù l’iperuranio doveva dirci qualcosa.
E cosi eccomi a raccontarvi della saga della fenice, un testo composito, complesso e al tempo stesso scorrevole, capace di contenere quella semplicità, l’immediatezza e la leggerezza che ci raccomandò un grande come Calvino. Tenetevela stretta, mi sembra di sentire la sua voce.
Perché se volete incidere nel mondo e nella società dovete farlo con quella schiettezza che appartiene al cosmo, laddove tutto il meccanismo cosi preciso, cosi cibernetico è guidato da una mente che non si perde certo in giri arzigogolati di parole e di lodevoli intenzioni.
Perché dico complesso?
Perché è capace di racchiudere due generi distinti eppure fondamentalmente amici, ma circonfusi di un aura di intoccabilità dai sui seguaci: ossia il mistery, il romanzo di avventura e la fantascienza.
Ma sono tre direte voi.
Ebbene miei cari sulla differenza tra mistery e avventura molti sono concordi nel ritenerli fondamentalmente la stessa cosa, quindi io accetto tale definizione e confermo: si tratta di due generi.
Ora sono un appassionata di entrambi e posso dirvi che approcciare la fantascienza, più del mistery forse, è un impresa ardua.
Ci sono dei nomi importantissimi, come Asimov e Dick a fare da padroni e a alzare l’asticella della qualità.
Quindi chiunque si immerga in tale impresa, come il sommozzatore che sfida i flutti e le correnti e persino i propri limiti umani, ha la mia eterna e imperitura stima.
E Oriano affronta questi sacri mostri con un cipiglio sbarazzino e al tempo stesso professionale, rendendo palese come il talento si nutra sopratutto di una dose necessaria di incoscienza e spavalderia.
Non si pensa a il risultato quando alla meraviglia di un viaggio.
E qua di meraviglie ce ne sono eccome.
Ma sono anche impossibili da raccontare per non togliere a voi, miei provetti esploratori la magia della scopetta.
Però due cosine posso dirvele.
La prima.
Il testo sembra diviso in due parti.
La prima, forse la mia preferita, racconta il lavoro del marconista delle navi.
E ovviamente profuma di salsedine, di luoghi misteriosi, di altro e di scoperta.
E per un anima pigra come la mia sono le avventura marinaresche a non lasciare che la divinità chiamata divano mi inglobi rendendo ogni mio spirito di avventura cenere da spargere nell’aere.
Come a dire è grazie ai pirati, e alle avventure di Giorgio Relli, tra i mari, a contatto con paesi stranieri che io vivo un avventura senza muovermi assolutamente di casa.
E mi sembra di crescere, un po’ di più attraverso lui.
E quindi mi permetterete di dire grazie a Oriano per queste emozioni?
Fatto il doveroso ringraziamento passo alla seconda parte.
Il profumo di mare presto scompare, o forse oserei dire che quell’accennato senso di libertà diviene molto più grande di un immensa distesa d’acqua salata. Si allarga fino a toccare il cielo e solcare le galassie.
Ecco la fantascienza che ci viene regalata, fino a sfiorare altre galassie.
Un progetto ambizioso, il sogno di ognuno di noi.
Non solo di un a tecnologia che non stonerebbe nei film, ma che forse è ancora più vicina di quanto pensiamo diventa la nostra nuova meta.
Il viaggio che già accennava a diventare incredibile, travalica persino questo aggettivo, regalando un sorso di libertà che diventa quassi..terrificante.
La seconda parte del libro racconta perfettamente la massima che si trova sull’architrave di Rennes le Chateasu:
terribilis est locus iste.
Haec domus Dei est et porta coeli
E in effetti è li che ci troviamo catapultati.
Nel regno di dio, nel profondo del cosmo a contatto diretto con il suo progetto più grande, con quelle leggi che sfuggono alla comprensione e al tempo stesso ci fanno sentire piccoli di fronte a un immensità che nessun concetto può contenere.
Li l’alterità si rivela in tutta la sua terrificante maestà, li il nostro progetto unano, ritenuto indispensabile si mostra come solo un microscopico tassello parte di un idea molto più ampia: il cosmo deve poter funzionare come un perfetto orologio.
Ogni creatura, ogni stella, ogni pianeta, ogni asteroide, ogni buco nero risponde a una mano invisibile che ha come fine..la crescita.
Nulla resta uguale a se stesso.
E cosi che il mio cuore batte più forte nel petto, a ogni lettera a ogni parola.
E mentre l’avventura si colora di ogni archetipo, la lotta contro il male e persino la possibilità che in questa lotta antica le maschere, i ruoli si stravolgano, la libertà quella vera bussa alla mia coscienza.
E cosi il progetto della fenice diventa soltanto un tentativo per poter assecondare l’unica vera legge possibile, l’unica vera morale, l’unica vera etica: cosi in alto e cosi in basso.
Non vi dirò di più.
Ma vi invito a sprofondare con tuta l’anima e con tutta la mente in questo magnifico, straordinario testo.
La libertà di un individuo non può essere illimitata perché ciò significherebbe prevaricazione per gli altri, ma deve finire dove inizia la libertà dell’ altro. Tutto ciò deve avvenire senza conflitti né fisici né ideologici di parte e sotto il controllo di una organizzazione imparziale che miri al bene collettivo globale
Oriano Galvanini