“Labirinto Bosè” di Giovanni Verini Supplizi. A cura di Alessandra Micheli

Ci sono musiche che raccontano la nostra anima.

Istanti congelati per renderli immuni al tempo che passa feroce.

Momenti che stringiamo a noi, stretti affinché non possano mai andare via.

E restino come pietra miliare di sogni ormai lontani, fumo che sale nel cielo. Ecco per me Bosè è proprio cosi.

Una musica che oggi, mi ricorda della ragazzina che ero, sognatrice e decisa a non arrendermi mai, a non abbassare la testa.

Eppure cosi sicura che l’orizzonte fosse una meta da conquistare.

E oggi che questi sogni non sono altro che vetri infranti, capaci di ferire le mie mani che tentano di raccoglierli, sono qua a cercare di descrivere non tanto un personaggio famoso, ma un intero ethos.

Miguel è sicuramente un simbolo prima che cantante, attore e artista.

Era lui capace di narrare un istante, di quelli che non tornano più.

Istante fatto di mille colori, suoni e persino dori che lampeggiavano in quelle movenze sensuali e in quel passo da giaguaro.

Lui che tramite quella vita cosi variopinta ci regalava stelle luminose e sogni, sogni che spandeva a piene mani.

E cosi questo libro ripercorre con somma grazie un po’ tutta la sua vita, un labirinto nel quale orientarsi non è facile, ma che al tempo stesso rende il perdersi una meravigliosa avventura.

Istrionico.

Talentuoso.

Terribilmente bello con quel sorriso che sembra quasi un inno all’enigma della Monna Lisa.

Capace di immedesimarsi in ogni ruolo.

Capace di raccontare il mondo dell’arte in ogni sua strana sfaccettatura. Labirinto Bose è riscoperta per me che lo ricordo in quella canzone simbolo, di anni perduti come Bravi Ragazzi.

Ma diviene anche scoperta per quei ragazzini che oggi avvertono ogni ripetizione come la somma trasgressione ribelle di un mondo giovanile che inventa ex novo.
No miei adorati.

Nessuno dei vostri miti sta inventando.

Piuttosto omaggia qualcosa che ha segnato profondamente ognuno di noi.

Noi che tutt’oggi

Camminiamo sul filo, nel cielo
A più di cento metri dall’asfalto
Siamo un punto là in alto
Bandiere nel vento di città

Restare in piedi è quasi una magia
Tra tanti imbrogli, tanta ipocrisia
Andiamo avanti senza mai guardare giù
Tornare indietro non si può più

E in fondo, nessuno di noi nel labirinto Bosè sogna di tornare indietro.

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