
Non è molto facile per me parlare di questo libro.
E ho evitato per parecchio tempo di lasciare che i miei pensieri impregnino questo foglio bianco.
E come sempre, quando qualcosa mi colpisce non darà una recensione asettica, ne obiettiva.
Perché anche per me America non torna più.
Ed è una realtà che va brutalmente accettata.
Puoi ignorare i ricordi.
Puoi far finta che alcuni rimpianti non scavino dentro di te.
Quello che è differente è che questo scavare porta alla luce un nuovo te.
Cosi come il Perrone di questo testo non è lo stesso di quello che ha iniziato a scrivere.
La morte si presenta sempre con questo biglietto da visita.
Ti bussa lieve alla parta dell’anima.
E più e più volte, finché non apri.
E lei ti tende quella mano scheletrica, morbida come non ti aspettavi e ti trascina, con delicatezza con se.
E non mostra luoghi oscuri, o antri tenebrosi e pieni di ragnatele e blatte.
Ma mostra il tuo passato.
Ogni istante che torna alla mente per raccontarti quella storia che, nel corso del tuo vagare, non hai mai ascoltato.
E ecco le insicurezze.
Ecco le carezza non date.
Errori e rimpianti. Alla fine di un esistenza e sopratutto quella di un genitore è la tua che viene messa in risalto.
Chi sei, adesso, lo scopri solo davanti a un lungo e terno addio.
E America non torneerà mai più.
Non avrai forse la possibilità di intessere nuovi arazzi con quell’affetto che è sempre e necessariamente nascosto da incomprensioni.
E da quel pizzico di ribellione tutto filiale.
Perché il ruolo che scopri essere ed appartenere a un padre o a una madre è di farsi un po’ da specchio.
Leggere Perrone non è stato semplice.
Alcune frasi sono stilettate dritte a un anima che è ferita e tenta di risorgere dalle sue ceneri
le lacrime invisibili che attraversano il testo sono un po’ le tue, quelle che non versi per pudore o per paura che formino, a terra, la parola fine.
Eppure non riesci a staccarti dal testo che diventa, improvvisamente non più dell’autore ma tuo, incredibilmente tuo.
E tra ricordi personali non puoi non ritrovare te stesso e quella voglia costante di definirti, di trovare un posto speciale in quell’universo immenso chiamato vita.
America non torna più.
E il silenzio avvolge la scena finale.
E mentre il sipario cale, Amarica forse brilla nei tuoi occhi.
Forse non è che non torna.,
semplicemente è cambiato aspetto, ha cambiato occhi e ha cambiato forma.
E tutto quello che è stato, la difficoltà di emergere come persone, come esseri individuali svanisce, in un solo abbraccio invisibile che ha il sapore del perdono.
Di quella nostra umanità che è cosi difficile da reggere.
Ma altrettanto bellissima nella sua fragilità.