“Tutti giù per terra” di Manuel Nucci, Nua edizioni. A cura di Alessandra Micheli

Caro lettore

se ami le caramelle alla fragola e speri che questo libro sia una caramella alla fragola mi spiace deluderti. Questo libro non è una caramella alla fragola. In realtà questo libro non è affatto una caramella..

Inizia cosi, con un prologo inquietante il libro di Manuel Nucci.

Non è una caramella alla fragola.

Non è neanche una caramella a dire il vero.

E’ un pugno allo stomaco, un volo senza paracadute.

Una lama capace di affondare crudele dentro di te.

E ferirti.

E farti male.

E’ un risveglio affatto piacevole davanti alla brutalità che si toglie il cappuccio e ti costringe a vedere i suoi occhi cavi, in un volto esangue, con quei denti aguzzi pronti a strapparti le carni.

E ogni corazza.

No.

Non posso mentirvi.

Non è e non sarà una caramella.

E forse dovrei dirvi di scappare via lontano.

Di chiuderlo e di non lasciare che la sua malia invada la vostra vita spingendovi a prendere coscienza del fatto che non ci sono arcobaleni e unicorni.

Non in questa vita cosi feroce, dove ci si sbrana e dove corvi macilenti banchettano con i cadaveri.

Dove la purezza non trova posto.

Dove è l’oscurità senza vincitori e vinti, senza vittime e carnefici a comandare. Rendendo i confini sempre meno netti, sempre più labili in una girandola dove è il male a sostituirsi al vento che sferza sui capelli.

Ma non ho intenzione di farlo.

Perché dopo il dolore, qualcos’altro può nascere anche sporcandosi con una realtà che, nonostante il tentativo di romanzarla, è sempre e non smette di essere realtà.

Ciò che è ivi descritto, capita ogni giorno.

Non solo al Tg cosi lontano, con quelle voci che tentiamo di non sentire e sperare che diventino solo brusio.

Accade a ogni angolo, vicino a noi.

Quando le carezze diventano atti contro la dignità.

Quando ogni vuoto viene riempito con una finta trasgressione che è solo la brutalità del dio denaro, convinta di comprare tutto, di costruire orride torri laddove esistono prati di un brillante verde.

E non vi mentirò, nascondendo il fulcro del libro.

Ci sono bambini.

Uccisi, seviziati, vilipesi.

In queste città capaci di indossare solo il manto tetro dell’orrore.

Che smettono di essere solidali, capaci di esercitare il controllo.

di una violenza che nasce da dentro, dalla perdita con il proprio io.

Sacrificato sull’altera di un Mammona che ha deciso di divorarci tutti, tutti noi che ci consegniamo inermi alla sua voracità.

Chi dovrebbe proteggerci in realtà ci vende, in questo costante mercimonio con un diavolo che tentiamo di catapultare all’esterno di noi, stessi, dei nostri vuoti, delle frustrazioni e di quell’incapacità a sentirsi parte di un qualcosa di più grande che i nostri bisogni.

In questo libro non esiste quella sensazioni meravigliosa di appartenere.

A se stessi in primis.

E a un bene più grande.

Esistono soltanto bisogni degradati.

Esiste soltanto la volontà di vendersi e vendere se stessi forse per smettere di sentirci soli, impotenti, fragili e incompleti.

E’ in quel vuoto che il male prospera.

Che guardiamo disgustati forse, per poi abbracciarlo forte sapendo che è soltanto pieno di spine acuminate.

Che trafiggono rendendoti un morto che cammina.

Perché uccidere la purezza, significa uccidere l’integrità di un anima.

E in questo libro vendetta, violenza, oscenità non sono altro che ombre pallidi ricordi di un umanità perduta.

No, non ci sono affatto esseri umani.

Non ci sono quegli umani fatti più su di angeli e stele, coronati di gloria e tanto amati da quell’occhio divino che solo guardandoci ci ha fatto esistere.

Non esiste perché non ci sentiamo affato umani.

No se ogni nostra mancanza è compensata da guerra, dall’atto più esecrabile che si può concepire: l’uso di innocenza per nutrire quella bestia infame nata da quest’immenso vuoto.

Ma c’è un ma importante.

Grande come una casa

e ce lo racconta il nostro autore:

..dopo un po’ oltre al bruciore avverti anche altre sensazioni più dolci e meno pungenti.

Davvero può succedere in un libro che parla, non nascondiamoci dietro un dito, di pedofilia?

Si miei lettori.

Se dopo tutto quello che Manuel racconta sentirete nascere, oltre alla rabbia, oltre al disgusto la compassione.

Per quelle anime strappate.

Per quei bambini venduti sull’altare di Mammona.

E un po’ per chi crede di placare i suoi demoni con questo sacrificio indegno, ma che diventa, mano a mano, sempre meno umano e sempre più demonio.

Allora questo fuoco che unisce rigore e misericordia aprirà i vostri occhi.

Armerà le vostre mani non di armi ma di ardore e giustizia.

E saprete vigilare su ciò che oggi, abbiamo di più puro: i bambini.

E solo la vigilanza può spezzare questo filo osceno.

Manuel Nucci affronta una storia difficile, necessaria, fondamentale in questi tempi sospesi, con una delicatezza, e un rispetto rari.

Non indulge nella trappola del voyeurismo, e accompagna la durezza del suggerito con un nota dolce e quasi poetica.

Cosi che la brutalità possa essere temperata da un finale che lascerà il cuore pieno, gli occhi umidi e tanta voglia di cambiare stavolta, non solo la conclusione del copione, ma il suo inizio.

Capolavoro assoluto.

Forte e potente ma al tempo stesso delicato e struggente.

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