La rubrica Cinema e Parole presenta “Get out” a cura di Aurora Stella

Oggi vorrei pararvi di un film “Get Out”, a cui non avrei dato un soldo e che invece mi ha fatto pentire solo per averlo pensato.

Questo perché, all’inizio, lo avevo erroneamente collocato come una sorta di rifacimento moderno di “Indovina chi viene a cena?”, ma non con l’ironia di “non sposate le mie figlie”.

Non perché il tema non fosse interessante, ma perché mi sembrava un po’ “forzato”.

Non saprei descrivere meglio la sensazione.

Lui nero, lei bianca, entrambi belli, giovani amanti della vita che decidono di andare dai genitori di lei a passare i week end e ovviamente costoro non sanno nulla del colore del fidanzato e lui si chiede se potrà costituire un ostacolo alla loro relazione.

Beh? Vorreste dire che non avreste pensato come me a un remake?

E avreste pensato male, per i primi venti minuti circa.

Fino a quando, per raggiungere la villa isolata dei genitori di lei, in una di quelle strade americane costeggiate da immense piantagioni di granoturco e loro discutono ancora del futuro della loro relazione non investono qualcosa …

O qualcuno…

O qualcuno gli lancia qualcosa sulla macchina. Non si capisce bene, almeno all’inizio, e vi posso garantire che , oltre a sobbalzare dalla sedia, è scattata una molla.

Da avida lettrice di horror, il granturco, il coso investito, la strada deserta nel nulla cosmico mi ha suggerito King.

Stephen King: I figli del grano.

Ecco che il regista ha catturato la mia attenzione.

Ecco che mi preparo per l’arrivo di un mostro di un qualche accidente uscito dal necronomicon

Non c’è un ragazzo lacero a mugugnare per il dolore, ma nientepopodimeno che un cervo.

Un cervo bello grosso.

Mah.

Poi a complicare le cose arriva il solito poliziotto americano (e io penso ecco il cattivo adesso li ammazza) lei che si fa in quattro per difendere il suo ragazzo dal razzismo spiccio del tipo e io continuo a pensare “Ecco, adesso li fa a pezzi tutti e due. Sarà una piccola variante del tema , mica può copiare King in maniera spudorata”

E sbaglio di nuovo, perché questo regista non punta nemmeno a quello, ma a qualcosa di più sottile.

Ed è la seconda volta, all’interno dello stesso film, che mi fregano.

La mia attenzione ora è alle stelle.

Con il senno di poi se, come d’abitudine, dovessi fare un paragone letterario, accosterei questo film piuttosto che a King o a Poe, direttamente Cortàzar.

Infatti l’elemento orrorifico o fantastico non scaturisce dal sovrannaturale, non è una crepa in cui sbirciare le fragilità di una società, ma realmente una maschera , un sipario che piano piano si solleva per rivelarsi.

Ma è anche una spugna che assorbe per poi rilasciare tutto insieme al minimo tocco.

Questo, in poche parole, è Get Out.

La nuova frontiera del sovrannaturale sta nella fantascienza che pratichiamo tutti i giorni.

In un mondo sempre più tecnologico, sempre più robotico, avveniristico, futuribile, dove i viaggi interstellari non sono più un problema dei film, dove stiamo svelando uno a uno i segreti della natura senza domandarci se possiamo farlo, alla fine della fiera, le domande che l’uomo si pone restano sempre le stesse: da dove provengo? Dove vado?

Che ne sarà di me dopo la morte?

Così, al posto dei vampiri abbiamo virus letali, non più licantropi ma nasconde ficcate nel cervello.

Non più orchi, angeli demoni e fantasmi, ma qualcosa di innaturale che potrebbe nascondere un’anima e per questo essere più pericolosa.

E nel mare delle possibilità, offerte da una scienza che mai è stata così vicina alla fantascienza e qualche volta la supera, il regista fa un passo indietro.

Si serve della tecnologia, ma non la demonizza.

E mi frega per la terza volta.

Non ci tramuta in un’entità Borg o in un ultracorpo, ma fa peggio.

Ridona all’uomo la sua essenza naturale: quella di figlio del male che si attacca talmente tanto ai beni terreni e alla propria esistenza da non esitare a seppellire vivi e rendere zombie le vittime designate pur di raggiungere il proprio scopo.

Direi che ce n’è abbastanza per guardarlo.

Pubblicità

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...