
Londra anni Venti di Marco Varvello
Il romanzo di un tempo complicato in una città complicata, che cerca sempre di correre verso il futuro ma non ha ancora fatto i conti con le ferite recenti.
“Pensava a sé. Al sottile crinale oltre il quale una storia clandestina diventa una storia criminale”.
Due solitudini in apparenza distanti e inconciliabili. Lei giornalista in carriera, lui camionista deluso e scontroso. Sembra una storia d’amore improbabile. Ma anche immaginare una Londra deserta, ridotta al silenzio, sembrava impossibile. Nel limbo della pandemia si incrociano le storie di Allegra e George. È una notte d’inverno quando lui, autista di TIR, si ritrova minacciato con una pistola nel porto di Belfast, dove aspetta di tornare a Londra. È così coinvolto nel riaccendersi delle tensioni in Ulster. Un destino che si ripete per George, figlio di nordirlandesi emigrati, orgoglioso difensore dei valori British. Niente di più diverso da Allegra, giornalista arrembante del Sunday Times. Le scuole giuste, le amicizie giuste. Si fa notare per le sue inchieste che simpatizzano per la gente di provincia, quella che ha creduto e votato per la Brexit. Il loro incontro sfocia in una relazione che si nutre di segretezza nei mesi chiusi dei lockdown. Ma la realtà preme e impone scelte. La storia di due persone che devono fare i conti con il cambiamento radicale del loro Paese, che lo vogliano o no. Diventano così metafora di una intera epoca inglese: i turbolenti anni venti del nuovo millennio.
MARCO VARVELLO
Marco Varvello, giornalista, è responsabile dell’ufficio di corrispondenza RAI per il Regno Unito. Già conduttore del TG1, ha curato su RaiUno il Fatto di Enzo Biagi, è stato inviato negli Stati Uniti e corrispondente RAI da Berlino. Ha lavorato al quotidiano La Notte e al Giornale diretto da Indro Montanelli. È consigliere del Centro Culturale Italo-Tedesco “Villa Vigoni”. Ha ricevuto il Premio letterario Ado-Lisant di Lille-Bruxelles e il Premio Foreign Press Awards 2018. Il suo ultimo libro, edito da Mondadori, è Brexit blues.
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La fine del giorno di Bill Clegg. Traduzione di Beatrice Masini
Un dramma famigliare ricco d’atmosfera e svolte inattese, con un mistero nascosto tra i rami dell’albero genealogico.
Dana Goss è una donna molto ricca, quasi anziana, sola, dalla memoria che perde fuoco. Una mattina parte dalla sua casa di New York, destinazione Connecticut, con una valigetta di cuoio dagli angoli consunti stretta al petto. Che cosa c’è dentro? Perché è importante? A tratti non lo ricorda più. Ma sa che deve, deve portarla a qualcuno. Jackie Howland è una madre, una vedova, una donna che si accontenta di quello che ha – una piccola casa al limitare di un villaggio, con un olmo centenario, l’ultimo rimasto nella zona, sul prato davanti alla finestra – però è disposta a fare qualunque cosa per difendere il suo orizzonte. Lupita Lopez fa la tassista alle Hawaii: avanti e indietro dall’aeroporto agli hotel di lusso col suo carico di turisti ricchi. Parla poco, pensa molto e non risponde alle telefonate quando rischiano di riportarla a un passato con cui non vuole fare i conti. Tre donne che non si incontrano da mezza vita, tre donne che hanno in comune una cosa, anzi, una casa. Si chiama Edgeweather, è una dimora costruita al tempo della Guerra Civile da un giovane di belle speranze come regalo di nozze per una sposa che non lo amava. Altre guerre si sono combattute tra le sue mura. Le case non parlano, le persone dimenticano, o almeno ci provano. Ma il passato, quello non tace mai. Dopo Mai avuto una famiglia Bill Clegg torna a indagare i legami che uniscono e a volte sbriciolano famiglie e amicizie. E lo fa in modo sottile, raccontando tre storie che vivono una dentro l’altra, che sono una stessa storia, un nodo di amore e perdita, desideri e delusioni che cela e rivela il dolore e la sorpresa della vita vera.
BILL CLEGG
Bill Clegg, agente letterario americano, è autore dei memoir Ritratto di un tossico da giovane (Einaudi, 2011) e 90 giorni (Il Saggiatore, 2013). Il suo primo romanzo, Mai avuto una famiglia (Bompiani, 2016), è stato selezionato per il National Book Award, il Man Booker Prize, la Andrew Carnegie Medal ed è stato definito uno dei migliori libri del 2015 tra gli altri dal Library Journal, da Booklist, dal Guardian, da Kirkus Reviews.
“Un romanzo glorioso.” Helen Macdonald
“È come osservare una vetrata da vicino: ogni pezzo è scintillante e ben definito, ma quando fai un passo indietro e vedi l’intero scopri una vasta, bellissima, misteriosa opera d’arte.” David Ebershoff
“La splendida prosa e l’intreccio sapientemente orchestrato avvincono il lettore dalla prima all’ultima pagina.” Publishers Weekly
“Un dramma familiare ricco d’atmosfera e svolte inattese, con un mistero nascosto tra i rami dell’albero genealogico.” Kirkus Reviews