
Il grigio, anche se con cinquanta sfumature, resta comunque un colore piatto.
Ecco, l’ho detto.
Io non amo il grigio. È un colore banale, noioso, indeciso. Va bene con tutto e non risalta con niente, proprio perché non ha personalità.
Io preferisco sia il bianco che il nero. Il taglio netto. L’oscurità che può essere rischiarata da una seppur flebile scintilla, la luce che proietta la sua ombra nitida.
Dove sono finiti i buoni e i cattivi?
Nei film, come nei libri, stanno cedendo il posto al grigio.
Non ci sono più eroi o cattivi netti.
Oramai sono stati bollati con l’infamante marchio di essere un retaggio infantile, al punto tale da non metterli più nemmeno nei film di animazione.
Perché il cattivo non nasce mai tale. Il suo passato deve sempre giustificare le sue azioni presenti, per quanto riprovevoli.
Perché nella vita reale anche un seria killer, pazzo, psicopatico, torturatore, stupratore e pedofilo avrà il suo cinque per cento di buono che, per forza di cose, dovrà diventare almeno dieci volte tanto alla fine dell’opera, per andare a incontrare con il cinquanta per cento dell’eroe che non sarà mai immacolato. Cosicché, alla fine, potranno scambiarsi il posto o forse si completeranno. I loro background ci narreranno di un tempo in cui prima non erano così e mille bla bla bla. Ci siederemo tutti in circolo e cominceremo la nostra terapia di gruppo.
“Salve, sono il cattivo e sono dieci giorni che non uccido più nessuno”
“Ciao, sono il buono e da dieci giorni ho preso il posto del cattivo, per sperimentare l’empatia”
Non esistono più draghi da sconfiggere, sono specie protette adesso.
C’è solo una grande minestra più o meno grigia in cui galleggiano tutti (cit. It)
Se è vero che il cinema e la scrittura riflettono una società, oggi questa società è peggiore del peggior film di cow boy dove la parte del cattivo era attribuita agli indiani.
Ma film come Sentieri selvaggi diffondevano notizie false, erano una propaganda indegna, mi direte voi.
Basta guarderà film come Soldato blu per capire chi sia il vero cattivo, e io sono d’accordo con voi. Certo fare autocritica e smontare la propria storia non è facile, ma oggi non esistono né sentieri selvaggi, né soldato blu.
Motivo per cui il genere western e gli atri generi epici stanno morendo. Un’epopea non è tale se non c’è un cattivo da sconfiggere. Il signore degli anelli oggi dovrebbe parlamentare con Sauron. Magari si scoprirebbe che da piccolo qualche elfo, insieme ai nani, lo bullizzava e per questo si è visto costretto a creare tutti quegli anelli per tenerli sotto controllo. La situazione, poi, gli è sfuggita … di mano.
Malefica era una povera fata emarginata e discriminata. Quindi, dopo essere vissuta per anni ai bordi della società bene e aver subito l’ennesima umiliazione, decide giustamente di vendicare i torti subiti. In fin dei conti, chi ci dice che la principessa Aurora non fosse un’ubriacona o una psicopatica che doveva essere reclusa fuori dalle mura del castello? Per non parlare di suo padre che, con la scusa di proteggerla, aveva gettato il suo regno sul lastrico, impedendo a tutti di filare la lana.
Malefica, in questo contesto, è una suffragetta e una sindacalista.
Per non parlare della povera Crudelia DeMon così bistrattata solo perché ama le pellicce. Rinneghiamo Glenn Close, accettiamo invece un passato travagliato. Giustifichiamo tutto in nome di non so nemmeno io cosa. Ah, sì delle famose cinquanta sfumature di grigio di cui l’uomo sembra essere composto.
Chissenefrega poi del valore pedagogico della sconfitta del Male da parte del Bene. Molto meglio una geniale poltiglia dove puoi essere tutto e il suo contrario. Perché faticare a illuminare l’oscurità o cercare l’ombra per ripararsi da un sole cocente, quando possiamo tutti vivere in una immane nebulosa?
Dove guardare da un altro punto di vista non significa necessariamente assumerne uno perché, alla fin fine, una discesa se vista dal basso somiglia tanto a una salita (Cit. I pensieri di Pippo).
Tuffiamoci in questa nebbia, più o meno fitta, in cui tutti possiamo mimetizzarci e non demonizziamo più i poveri cattivi. Soprattutto non tentiamo più di assomigliare a un eroe demodé che usa la sua spada per difendere i deboli.
Tanto non ci sono deboli o forti in questi nuovi film di animazione. Solo incompresi che fraintendono.
Basta cattivi che uccidono per rubare le canzoni e diventare famosi come accade in Coco. Molto meglio un’antagonista come in Raja e l’ultimo drago dove ci viene mostrato che si può essere amiche anche se tradisci tutti, fai ammazzare mezzo mondo e fai vivere di cacca l’altra metà. Basta comprendersi e avere fiducia, giusto?
Nessuno ci ha mostrato il passato di Ernesto de la Cruz . Magari se avessimo scoperto che da bambino era stato bullizzato, che tutti lo deridevano e lo maltrattavano saremmo stati più comprensivi con lui mentre ammazzava il suo migliore amico per avidità, umiliandolo perfino nell’al di là.
Molto meglio un qualcosa come Encanto (ma c’era il cattivo poi? Boh, l’ho visto due volte e non ricordo un accidente).
Perché mettere per forza una pecora psicopatica come in Zootropolis, giocare con la percezione e lo stereotipo del buono, quando puoi non mettere niente?
Perché generare la paura di un robot malvagio e contrapporlo invece a un robot buono come in Wall-e, quando puoi fare in modo che il chiaroscuro sia intercambiabile?
Perché volere a tutti i costi che qualcuno sappia distinguere il Bene dal Male, il giusto dall’errato, il bianco dal nero quando siamo tutti potenziali serial killer, o geni incompresi, benefattori dell’umanità ai quali, ogni tanto, può accadere di scivolare?
Meglio gli equivoci, le situazioni ambigue, il “Volemose bene” piuttosto che il sacrificio.
Il sacrifico fa paura e poi è pesante, noioso, un concetto superato.
Consoliamoci con l’aglietto, mentre ricordiamo Scar, Ursula, Ade e attendiamo il prossimo piattume che renderà tutti felici e contenti e finirà nel dimenticatoio in attesa di un nuovo prodotto-sogliola.