“A due passi dal Tibet” di Salvatore Liggeri, Independently Published. A cura di Chiara Monina.

L’autore e la sua compagna Sara trascorrono un mese del loro tempo all’interno di una
comunità di monaci buddisti tibetani.
Per trenta giorni vivranno come i monaci, svolgeranno le loro attività giornaliere, condividendone le mansioni quotidiane come cucinare e pulire.
Lui è più entusiasta di questa esperienza mentre lei è più titubante, infatti per questo lasso di tempo saranno divisi, non si potranno scambiare neanche un abbraccio.

“Quali relazioni hanno mai provato a mettersi alla prova?”


Questo monastero si trova immerso nelle verdi colline della Toscana.
Completamente immersi nella natura e nella contemplazione, circondati dal silenzio, per provare a ritrovare il nostro io interiore.


“Passiamo la nostra intera esistenza pronti a reagire e mai realmente ad agire”.


In una situazione come questa, dove si trascorre molto tempo con sé stessi, ci pervade uno scetticismo che deriva dal timore di mostrare le proprie fragilità.
Come scrive l’autore, ci vuole “troppo coraggio a realizzare di non essere in grado di gestire le mie emozioni e la mia mente”.
Entrare in contatto con il nostro io interiore, con le nostre emozioni più profonde non è semplice ma bisogna cercare di fare tesoro di ogni piccolo o grande attimo della vita, per riuscire così a trasmettere, a chi ci sta vicino, ciò che proviamo.
La parola Buddha deriva dal sanscrito che significa “essere sveglio”.
Ecco bisogna essere vigili verso sé stessi e verso quello che ci circonda, per provare a seguire ciò che ci trasmette il nostro cuore.
Da questo nostro sentire, cosa ne deriva?
Cosa ci viene comunicato?
Ci sono tante teorie e storie in questo mondo che “la verità delle cose è costantemente in trasformazione”.
La verità assoluta non esiste, esistono delle soluzioni che vengono scambiate per verità.
Esistono diversi e vari punti di vista a questo mondo, riguardanti scelte e situazioni; bisogna
cercare di oltrepassare le nostre convinzioni più radicate.


“Non credo che noi esseri umani riusciremo mai a trovare l’assolutezza, né punti fermi”.

L’autore è immerso in questo vasto orizzonte colorato da un panorama collinare; si trova circondato dal silenzio e dalla divina devozione per l’essenzialità delle cose.

“Voglio essere esistenza, presenza, chiarezza e vacuità”.


E’ necessario cercare di raggiungere la sostanza delle cose, la base da cui parte tutto.
Fare un viaggio dentro di sé, per scoprire che ciò che viene cercato è già dentro di noi ed arrivare così ad esternare le emozioni che proviamo.

L’osservazione è un punto fondamentale per conoscersi”.


“Soltanto chi osserva poco, giudica con facilità”.


Siamo tutti alla continua ricerca di certezze e motivazioni per comprendere quello che ci
accade ma “ogni cosa accade al momento giusto, nei tempi opportuni”.
Siamo in continua evoluzione “oggi non siamo ciò che eravamo, né ciò che saremo”; le nostre scelte e le conseguenti azioni cambiano il corso degli eventi della nostra vita.
Quando si decide di fare un viaggio verso qualche meta, spesso è solo una via di fuga esterna e si viaggia solo con il corpo e non con il cuore e la mente.

“Non si viaggia per cercare il nuovo, ma per esplorare il non esplorato; solo così, conoscerai ciò che si cela nell’ombra”.


Se non si scava nella nostre profondità, si rimane in superficie e non si raggiunge il nostro abisso, che si può rivelare un gioco di buio e di luce.

“Io rido al giorno e danzo con la notte; viaggio nella luce e navigo nell’oscurità”.


“L’unica luce di cui sento avere un bisogno perenne, è quella che ritrovo nell’accettazione del sé”.

Da questa testimonianza di questo tempo trascorso con i monaci, che cosa è stato colto?
Ognuno può raccogliere una parola, una frase o può scoprire un significato celato.
L’importante è essere continuamente in cammino, alla ricerca e non fermarsi, perché spesso


non accettiamo più né il dubbio, né il mistero della vita, appropriandoci di false certezze”.


L’indagine interiore non va frenata, non si deve avere timore di scoprirsi, si deve ambire a sentire con il cuore, perchè “tutto ciò che in cui credi con il cuore si realizza”

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