
Raccontare una storia in modo epico significa rendere quella storia “solenne”, questo almeno è quello che sosteneva la mia prof al liceo.
L’eroe di Atene comincia proprio in maniera “solenne” e quasi mi sembra di essere tornata dietro i banchi a seguire una delle tante vicende di quegli antichi che chiamavano eroi e che altro non erano che uomini di carne, sangue e passioni resi leggendari dalle parole e dai racconti.
La voce narrante è Acamante, figlio di Teseo, uno dei trentacinque dentro al cavallo di Troia in attesa di conquistare la città. Omero avrebbe saputo creare uno scenario migliore?
Teseo è un giovane con sogni, speranze e un idolo da emulare, il più grande eroe della storia, Eracle. Scopre di non essere figlio di un dio ma “solo” di un re, Egeo e questa scoperta lo sconvolge e lo fa disperare. È lo stesso Eracle a fornirgli la soluzione e a indicargli la strada per diventare un eroe.
L’abilità dell’autore a rendere concreti i dialoghi nonostante la materia è subito evidente.
Parlano dei personaggi senza tempo ma se ciò che dicono rimane legato al mito, il modo in cui lo dicono potrebbe appartenere alla quotidianità di ciascuno di noi.
Teseo vuole diventare un eroe e il suo non è un sogno ma un vero e proprio progetto che prevede il superamento di diverse imprese e la conquista dell’atteggiamento giusto.
Non posso non soffermarmi sulla descrizione degli ambienti, dei luoghi, delle piazze, dei palazzi.
Frediani ci fa camminare fra le strade dell’Atene classica come se fosse realmente possibile farlo.
Cominciano così le imprese di questo ragazzo, impavido e ottimista. Il suo percorso è una specie di creazione del mito. Non percorriamo solo le sue tappe ma anche i suoi pensieri, il suo perdere tempo per dare per l’appunto il tempo alla fama di precederlo. Del bene e del male ci importa poco perché dobbiamo concentrarci sulla missione e ogni mezzo appare lecito.
La crescita del protagonista nel corso della narrazione è costante. Come cresce Teseo? Sicuramente facendo i conti con le proprie fragilità. La spavalderia iniziale lascerà spazio all’emozione di incontrare per la prima volta suo padre.
La fama non tarda ad arrivare e con lei arrivano anche gli immancabili problemi. Quando la vita del giovane si intreccia con quella di Medea e del re Egeo l’intreccio si complica.
Il nostro protagonista vive il dilemma sempre attuale nei giovani. Seguire i propri sogni e le proprie inclinazioni o intraprendere la strada che i nostri genitori ci vorrebbero far percorrere?
Alla corte di Egeo Teseo trova un nuovo nemico invisibile, la falsità. Non sa più di chi può fidarsi.
L’incontro con Ecale e la promessa di salvare Arianna rimettono la sua missione in una prospettiva più nobile.
Se la massima aspirazione è la gloria allora la vera antagonista non è la morte ma la cancellazione della memoria. L’oblio.
A Creta c’è bisogno di Teseo e con la benedizione di tutti il ragazzo parte consapevole che su quell’isola avrebbe trovato la gloria o la morte. Liberare gli ateniesi prigionieri di Minosse e con loro la bella Arianna è ciò che lo ha spinto ad offrirsi come ostaggio. Il labirinto sarà la prova che lo consacrerà definitivamente o sarà la parte più semplice della sua impresa?
La scelta fatta dall’autore sul modo di presentare Minotauro (non vado nel dettaglio perché vi toglierei il gusto di scoprirlo da soli) è stata una scelta che nell’immediato mi ha lasciato perplessa ma che si è rivelata vincente per molti aspetti, rendendo l’impresa di Teseo ancor più significativa.
La sete di vendetta di Arianna rischierà di mettere in seria difficoltà il nostro giovane eroe il quale è spaventato e ammirato insieme davanti alla determinazione e al coraggio della ragazza.
La figura femminile di Arianna viene dipinta con maestria. L’autore qui da veramente il meglio di sé con la caratterizzazione del personaggio. Arianna è talmente reale e concreta che si ha l’impressione di averla conosciuta davvero. È istintiva, passionale, determinata e coraggiosa.
Piritoo, colui che dovrebbe essere il migliore amico di Teseo è geloso del rapporto fra il suo eroe e la bella Arianna e fa in modo di metterla fuori gioco all’insaputa del ragazzo.
Quest’ultimo però non ha neanche il tempo di arrabbiarsi con l’amico fidato che viene coinvolto da Eracle in un’impresa. Di fronte alla possibilità di passare del tempo in compagnia del proprio eroe il giovane non si fa pregare.
Il rapporto tra Eracle e Teseo ci riporta alla sempre attuale verità che ogni idolo perde valore e credibilità dal momento in cui lo si conosce veramente.
Conclusa l’avventura con Eracle tra le Amazzoni ritroviamo dopo dieci anni il nostro eroe compagno soddisfatto di Antiope e soprattutto padre.
Emozionante e l’immagine di Teseo che gioca con il piccolo Ippolito. Un padre orgoglioso del figlio, amorevole, tenero, che lo osserva con sguardo ammirato.
Teseo è un sovrano, il re di Atene, un uomo che vive le preoccupazioni che il potere porta con sé. Minosse vuole sancire la pace con un matrimonio tra Teseo e una delle sue figlie, Fedra.
È impossibile non soffermarsi sul rapporto tra il nostro eroe e Antiope. Le loro discussioni sono talmente attuali da meritare un plauso. La dignità della donna né esce duramente provata. Se Arianna rimarrà il più grande rimpianto di Teseo, Antiope sarà sempre il suo vero amore che Fedra non riuscirà mai ad avvicinare. Teseo a occhi chiusi vedrà sempre la bellissima Amazzone.
Antiope allontanata dal palazzo e di conseguenza dal figlio Ippolito troverà un modo per vendicarsi ed essendo un Amazzone chiamerà in suo aiuto il suo popolo.
Il duello tra Teseo e Antiope è di una bellezza sconvolgente. Sono pagine di passione e riflessione in cui le parole sono abilmente maneggiate e dosate. Nulla viene lasciato al caso. Si assiste alla morte di un amore con tutto il corollario delle parole non dette e dei pensieri non espressi.
Passano altri sei anni. Ippolito è cambiato e Teseo fa fatica a comprenderlo. La loro tragedia personale, manovrata da Fedra, scuote e appassiona le pagine finali di questo romanzo che sarà pure una storia già scritta, ma scritta così è tutta un’altra cosa.
Teseo dopo Arianna, dopo Egeo, dopo Antiope, dopo Piritoo e dopo Ippolito è un uomo sconfitto, umiliato, invaso dai rimorsi, ma quando toccherà il punto più basso della sua esistenza dovrà cercare proprio nel dolore la forza di rialzarsi, di uscire dal labirinto e di ritrovare se stesso negli occhi del suo più grande rimpianto.
Andrea Frediani ha scritto la sua su un eroe che già conoscevo con una visione d’insieme più legata ai personaggi che agli eventi. Originale sicuramente ma anche abile nel dosare l’immaginazione pur rimanendo fedele al mito.
Consiglio per la lettura: un salvagente a portata di mano