

Questa è una società molto strana.
L’ho sempre pensato fin da piccola.
Mi sono sentita quasi un alieno capitato a caso in questo mondo strano, incomprensibile e spaventoso.
Vedevo attorno cose più bizzarre dei mondi che mi apparivano in sogno.
Paese delle meraviglie china la testa a spicciaci casa come si direbbe in gergo.
Prima di tutto bisognava appartenere a qualcosa.
Me lo ricordo come fosse ieri la mia prima esperienza di “schieramento” su un cantante.
E io avevo circa sette anni.
Bimba eppure mi sentivo molto più grande di quelle adolescenti messe a gruppo una davanti all’altra e sfidarsi su uno che ululava, stonato al microfono.
E mi ricordo quanto mi guardarono male, io che potevo cosi piccolina ambire a entrare in un club solo perché potevo fare numero.
E la mia risposta a ti piace quel cantante?
Fu perché deve piacermi o non piacermi?
Fu assurda peggio degli indovinelli del mio amato Cappellaio matto.
E stranamente sotto il braccio avevo proprio lui il libro di Alice.
A darmi calore.
Ecco la mia prima esperienza con quella strana cosa chiamata appartenenza.
Con il tempo non è certo migliorata la situazione.
Si richiedeva fedeltà a un gruppo di amici, a una seria di norme comportamentali non scritte, a una seria di stantie ideologie.
Bisognava delegare qualcosa per entrare nella polis di turno.
Un po’ di libertà, un po’ di te, un po’ di sogno e un po’ di anima.
Io invece testarda e folle, volevo semplicemente adattare valori, etica, ideali alla mia strana personalità fatta di incanti e di dimensioni che potevo quasi toccare con mano.
Le cose non sono certo migliorate con gli anni.
Io sempre aliena seduta con curiosità a osservare quasi affascinata tutti i tentativi di dominare una realtà e soprattutto di seguire la teoria di turno, il modello societario o chissà quale emblema di successo.
Oggi non si cerca più l’adesione acritica a una canzone stonata però.
Oggi si cerca semplicemente l’omologazione.
Totale e asfissiante.
Alla bellezza senza imperfezioni.
Alla dimostrazione di essere arrivati ai vertici di una gerarchia sociale che non esiste.
A mostrare il proprio benessere e a rendersi speciali in rapporto alla propria utilità.
E che utilità abbiamo noi oggi?
Creatività?
Meraviglia e incanto?
No.
Produrre e continuare a costruire mattoncino su mattoncino quei muri che ci ostacolano la vista del cielo.
La nostra torre di babele diventata prigione.
Entrare a divertirvi!
Resterete giovani, incantevoli, sorridenti fino a che le mascelle non si slogheranno per lo sforzo.
Fino a che gli occhi non pizzicheranno come se mille spilli fossero dietro a stuzzicarli.
Perché non si possono versare lacrime su questa plastificata perfezione. Assolutamente no.
E quando l’età non vi renderà più appetibili?
Nessun problema.
L’oblio vi toglierà l’orrore di vedere il vostro corpo rifiutare le regole del nuovo diktat.
L’anonimato vi preserverà dal dolore di essere oramai usurati, di essere solo gusci vuoti, di non essere più sfruttabili da questo marketing di vendita perenne.
Ecco che la vecchiaia sarà un abominio da evitare con botulini, cure costanti, fino a che i volti saranno sfocati, vecchi demoni disperati nel tentativo di non essere mai dimenticati.
Perché vecchio è inutile.
Vecchio è il prodotto che non serve più.
Vecchio è tristezza, degrado e sconfitta.
Giovani in eterno.
Utili a questo meccanismo che stritola l’anima con i suoi crudeli ingranaggi.
Ecco in che trappola viviamo.
La trappola della perfezione divina irraggiungibile o forse non raggiungibile con le nostre ossessioni.
E leggere il libro di Ponte, dove ogni cliché è completamente ribaltato, è un po’ come la mia risposta da bambina quella non sense in un mondo che mi chiedeva adesione: una ventata di dispettosa ribellione.
Una ventata di aria fresca.
Un raggio di sole in una notte eterna.
Qua non troverete certo i vincenti cosi come li immaginiamo noi.
Assolutamente no.
Troverete quattro pensionati stufi di recitare a soggetto.
Una prostituta stufa di essere asservita a un ruolo della Maddalena che le sta stretto.
E altri assurdi uomini stufi anch’essi di non ascoltare il proprio cuore.
E anche i cattivi.
Quelli che reggono l’impero del profitto.
Quelli che hanno barattato i sogni per essere membri dell’èlite.
E due cani.
Gli unici sani in un mondo di folli.
Ma i miei amati amici smetteranno di essere semplici vecchi per diventare…tutto quello che vorranno.
E tutto quello di cui avrete bisogno.