“Ralf” di Maurizio J. Bruno. A cura di Jessica Dichiara

Marco Ranieri è il giovanissimo padre di Ralf, un piccolo robot alimentato con fonti diverse.

Gli Stati Uniti reclamano il nostro studente ma al momento della partenza qualcosa o qualcuno interferisce e compromette il lavoro di Marco.

Un romanzo che separa la riflessione sul futuro dal pessimismo che la accompagna abitualmente.

L’idea, la possibilità, la passione nascono giovani e crescono con noi. I più grandi scienziati del passato hanno fatto le loro principali scoperte quando erano under 30. Fertile è la mente dei ragazzi.

Un’idea semplice e la costanza di accumulare le conoscenze per realizzarla è il tesoro del nostro Marco.

Utilizzo l’aggettivo possessivo non a caso perché fin da subito Marco lo sentiamo tutti un po’ nostro, un amico, un fratello, un figlio, un nipote, uno a cui voler bene.

Marco e le occhiaie che segnano il suo volto

Marco che sorseggia la camomilla nel cuore della notte

Marco e Lisa 

Lisa intenta a studiare, seduta sul letto con i bei capelli biondi raccolti sulla nuca con una pinza.

Marco che appare come un fulmine a ciel sereno a sconvolgere la vita di Lisa.

Lisa si fida di Marco

Marco guida lentamente accompagnato dall’alone dorato delle luci notturne della città.

Marco vede il frutto del suo lavoro svanire ma rimane attaccato al sogno. Non molla.

Marco si fida di Lisa

Marco si fida di Ralf

In parallelo alla scena principale che si svolge in Italia corre un’altra storia negli Stati Uniti. Un altro gruppo di ricerca sperimenta l’intelligenza artificiale applicata alla realtà virtuale e le due vicende si intrecciano per confrontarsi nell’epilogo finale.

La storia avvincente e coinvolgente del nostro giovane ingegnere cammina di pari passo con la sua vita privata e nonostante la voluta razionalità riusciamo a farci rubare sospiri, ansie, sorrisi, emozioni.

Non mancano i fanatici difensori dell’etica a quali si aggiunge la HOPE, organizzazione che si prefigge di inseguire la pace del pianeta anche se come spesso accade gli interessi economici battono quelli filantropici.

I generi si mescolano e il risultato è una lettura sicuramente piacevole, veloce, a tratti rumorosa e molto scenografica con un’ottima caratterizzazione dei personaggi dal punto di vista psicologico.

Ovvio ma non scontato l’apprezzamento per la precisione del linguaggio ingegneristico che decisamente non viene maltrattato dall’autore.

Consiglio per la lettura: caffellatte e dolcezze in onore di zia Tilde.

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