
Esiste un luogo magico, racchiuso dentro ciascun cuore.
Non è facile raggiungerlo.
Proprio perché contiene il nucleo di noi stessi, il nostro vero nome e quel volto dietro alla maschera è protetto da una coltre intricata di rovi, da agghiaccianti abissi, da fiumi turbolenti e forse, almeno per alcuni è cosi da orridi draghi sputa fiamme.
Va protetto quel luogo di incanti e malie.
Perché se invaso senza rispetto, diventa una landa desolata, arida, senza più nessuna magia.
Senza la musica che smuove i ruscelli, senza i sogni come bolle lucenti a danzare tra il verde dei rami.
Senza il mistero e quel senso di attesa che ogni tanto si trasforma in paura.
E’ il luogo dove torniamo a casa, magari in quegli attimi in cui scendiamo dal palco cacofonico, luccicate e scintillante dove recitiamo quasi in modo ossessivo il nostre copione.
Donatoci da un crudele burattinaio, incurante dei nostri occhi sognanti, geloso del nostro vero potere, quello di immaginare storie e di evadere i ristretti confini del corpo.
In istanti in cui il feroce carceriere di assopisce, si distrae o convinto di averci tarpato le ali ci lascia sofferenti, rannicchiati in un angolo a leccarci le ferite, noi torniamo in quei segreti luoghi della terra del sogno.
E intrecciamo con parole sussurrate altri incanti per proteggerlo dalla crudeltà del giorno che spunta impietoso.
Raccontiamo o leggiamo storie affinché le parole dotate di potere curino le nostre ferite.
Sono attimi di pure libertà, difficili da spiegare.
Quando intrappolati in qualcosa che non ci piace o sentiamo estraneo, o quando costretti a sorridere, fino a che la mascella dolente non fa sgorgare una lacrima.
Allora la mano misericordiosa di qualche Fae, di qualche misterioso figuro, ci apre la porta del mondo del sogno.
E li ritroviamo il senso del nostro girovagare.
E’ il libro la porta magica.
E’ il libro la fessura da cui un occhio curioso spia, e si gode la vista del giardino rigoglioso.
E brama, dio se brama di poter passeggiare tra quei fiori canterini.
E il mondi si uniscono.
E la dittatura del Mangiafuoco di turno evapora.
E’ solo un illusione anche il possedere le catene che ci legano, inesorabili, al suolo.
Pochi sanno il segreto.
Pochi difendo i passaggi.
Forse gli unici protettori che siamo capace di guardare, stringere e abbracciare, sono solo soffici palle di pelo.
Dagli occhi però antichi, saggi, coscienti di aver oltrepassato i secoli, di aver attraversato le dimensioni e di poter ristabilire la connessone coni l cielo perduta, chissà per quale distrazione.
Anna Bonavoglia descrive questo miracolo che posso solo avvertire in quel dormiveglia consueto, quando al mattino apre gli occhi ma vedo soltanto una nebbiolina magica e un silenzio pieno di meraviglia mi saluta.
Lo descrive usando proprio soffici palle di pelo alle prese con i misteri, con qualcosa di incredibile che allieta le vite dei suoi protetti, ma che spesso arriva silente, quasi invisibile ai più.
Eppure resta la sensazione strana di essere sfiorati dal mistero.
Michelle indaga dunque non è soltanto un libro.
Ma la chiave.
Per quel mondo che tutti noi sappiamo reale ma che non abbiamo mai il coraggio di raccontare a chicchessia, forse per paura che una volta nominato svanisce, come un sogno all’alba.
E in un giorno in cui la mia fantasia veniva quasi congelata dalla fretta di un mondo che mi voleva più materialista e meno sognante, Anna mi ha donato questo piccolo, meraviglioso libro.
Da stingere al petto, da accarezzare ogni volta che mi chiedo se la mia scelta di non crescere mai, sia quella giusta.
E Michelle emerge da Dreamland e mi sorride, con quel sorriso felino che tutto sa, ma poco svela.