“Il delitto della vedova Ruzzolo. Un nuovo caso per il commissario Callegaris. Newton Compton. A cura di Alessandra Micheli

Ok io lo ammetto, Adalgisa mi ha letteralmente conquistata.

Conoscevo da tempo la bravura straordinaria di Alessandra Carnevali.

Quindi ero sicura di leggere un gran bel libro.

Ma questo ha superato le mie aspettative.

Ironico al punto giusto, pieno di colpi di scena.

Con personaggi credibili usciti quasi da una commedia dell’arte di vecchio stile, ritratti spietati eppure al tempo stesso con un tono dolciastro, rendono questo il giallo dell’estate.

I delitti sono efferati e sono sintomi di un mondo che sempre di più disprezza quasi chi non soddisfa i requisti di questo mondo tecnocratico.

Siamo tutti prodotti da sfruttare fino a che possiamo rendere le pance del burattinaio grasse e soddisfatte.

E ne siamo anche felici.

Ambiamo a farci masticare e stritolare da questa macchina che ha reso il consumismo non più un ossessione ma un ideologia.

Che ci imprigiona e ci rende schiavi compiacenti.

E cosi il debole, il diverso, l’anziano non sono certo da noi tutelatati.

Perché alla macchina senza anima non servono.

Non interessa chi conserva il passato regalandocelo come dono per costruire un futuro diverso.

Non ci serve l’esperienza capace di illuminare le strade che scegliamo, distinguendole in buie, in lecite o in pericolose.

Rifiutiamo ciò che non è di consumo immediato.

E cosi il delitto della vedova ruzzolo diventa un po’ la parabola dolceamara di questa decadenza.

Raccontata con una penna sagace e anche a tratti dolce.

Dolce è Adalgisa cosi aliena a essere incanalata nei numerosi cliché che ci affliggono.

Non è certo un sex simbol.

La sua vita è scandita da doveri e persino paturnie.

Che non ha paura certo di affrontare.

Il suo amore non è l’adone bello e dannato, una un pensionato intelligentissimo sicuramente, la cui ambizione è sfidare Cracco ai fornelli.

Ha amici improbabili tra cui l’indimenticabile Tamara.

E una serie di caricature perfette, prive del cinismo di Moliere ma altrettanto capaci di raccontare e impersonare quella commedia umana che viviamo ogni giorno.

E i delitti, quelli che non sono certo cosi degni di nota, poiché colpiscono proprio quella categorie improduttive che ignoriamo, e che forse perdonatemi l’ardire, consegniamo noi stessi all’oblio e all’abisso.

Proprio perché non sono guardati, non sono “abbracciati” non sono compresi.

Magari sono vedove totalmente estranee anch’esse all’immagine della nonnina adorabile e sfornatrice seriale di biscotti.

Ma che il diritto di vivere, essere considerati lo hanno comunque.

E cosi ciò che sembrava scontato diventa torbido e intricato.

E mentre si ride o si sorride, si prova un po’ pena.

Non tanto per le vittime ma per noi, che siamo complici di un sistema che cerca il dato scenografico e sensazionale, dimenticandoci la bellezza semplice di una vita che è sempre più show e poco dono.

Ma per fortuna Adalgisa esiste.

E dio se è bello averla incontrata.

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