“Ombre dal futuro” di Alessandro Maiucchi, Porto Seguro editore. A cura di Alessia Bertini

Si fa di tutto per confinarle nel passato, le ombre.

Quelle legate agli sbagli, ai brutti ricordi, a questioni irrisolte.

Ma se le ombre invece si trovano di fronte, in quel futuro che ci dovrebbe mostrare i risultati del nostro impegno e motivarci, cos’è che ci rimane?

La Roma futuristica del 2031 di Alessandro Maiucchi ha forse del distopico, ma guarda decisamente al passato.

Dov’è che siamo finiti?

Nel campo tecnologico, Imago ha preso piede: il suo sistema social network, dalle sembianze innocue ma dalla sostanza molto simile ad un Grande Fratello orwelliano, ha debuttato nel 2022 e controlla ormai la rete ed ogni aspetto della vita del singolo individuo ivi caricato. In poche parole: tutto.

L’ombra del totalitarismo, nascosto sotto alle gonne della democrazia, si è involuta, materializzandosi in un Imperatore che, seppur fedele al titolo storico, qui rivendica la corona di Imprenditore.

Nelle retrovie, compra, vende, costruisce, crea alleanze, combatte la concorrenza.

Non saluta il popolo ai Giochi, alzando o abbassando il suo pollice nel Colosseo, ma gladiatori e belve pronte a intrattenere il pubblico e ad alimentare il giro scommesse sono comunque tornati in auge e abilmente amministrati da una rete di sottoposti.

Dioniso, Afrodite, Morfeo, Atena…

Le antiche divinità sono personificate in strutture dove l’illegalità viene resa lecita e controllata. Uso di sostanze stupefacenti, compravendita di sesso, eutanasia sono sotto la gestione dell’Impero restaurato da una Nuova Italia.

L’emergenza legata ai troppi incidenti aveva dato vita a un movimento popolare per la legalizzazione delle droghe in cambio di una loro diffusione controllata, con il nobile scopo di limitare al massimo i danni per la collettività e di non permettere alle organizzazioni criminali di fare montagne di quattrini sulle spalle della popolazione.”

Portare ciò che è in ombra sotto la luce del sole, quando è la luce stessa a permetterne l’esistenza, può avere senso?

E in fondo, proprio perché di ombre si parla, quel fascino per il proibito e l’illegale che ha ammaliato l’autore nella creazione della sua Roma finisce per intrigare anche chi questa città immortale non l’ha plasmata nuovamente, ma solo osservata nascere da spettatore.

In tutto questo, c’è un retrogusto di Blade Runner, più volte citato durante la vicenda, contaminato da un po’ di Suburra e di Romanzo Criminale.

E che Ombre dal futuro aspiri a scorrere nella mente del lettore come un film o una serie tv è lampante non solo per il ritmo e il registro scelto per la narrazione.

La struttura sociale e le dinamiche politiche sono così ben illustrate e predominanti nel testo da renderle protagonisti indiscusse.

Il povero Anselmo e lo scolapasta di Valerio non me ne vogliano: mi sento di confinare le loro vicende a perfetti espedienti narrativi per poter mostrare quello che la mente di Maiucchi ha generato.

A loro, l’onere di tingere di giallo la trama con indagini su misteriosi rapimenti e bizzarre amnesie, accontentando chi necessita di quella giusta dose di suspence per restare ammaliato da una storia.

Al netto, troviamo un ottimo What if …? nemmeno troppo paradossale o irrealizzabile, purtroppo.

Mi concedo un purtroppo, perché la sensazione di retrocedere anziché avanzare è sempre più forte. Risaliamo la sagoma di questo Uroboro, convinti di raggiungere la testa e di poterci fermare, motivati dal cartello che indica di fronte a noi e recita “Progresso, sempre dritto”.

Ma il salto per tornare di nuovo alla coda è talmente breve che spesso nemmeno ci accorgiamo di essere andati oltre.

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