“Doppleganger. Il maligno” di Maria Elena Cristiano. Golem edizioni. A cura di Alessandra Micheli

La cosa più spaventosa di ogni tradizione religiosa e di ogni superstizione è che in fondo, ma non tanto in fondo, essa parla molto di noi.

Vedete ogni volta che definiamo uno spirito, un santo, un Loa o persino dio noi stiamo definendo noi stessi.

E’ questo il segreto racchiuso in tanti percorsi spirituali.

Possiamo studiare, cercare di comprendere, fare mille esperimenti terrificanti, usare la mente o l’istinto e magari cercare tra le pieghe dell’abisso in una stregoneria che sarà sempre prodotto non del cielo o dell’universo o di qualsiasi energia.

Ma sarà soltanto il riflesso del nostro volto su una calma e limpida disetesa. Immobile e sempre simile a se stressa.

Ecco cos’è l’energia primaria.

Qualcosa di plasmabile, qualcosa che è immutata e immutabile e forse visto che è sempre stata e sempre sarà, cosciente di essere troppi statica.

Che senza il movimento, la passione ogni passione persino l’odio, il rancore, l’ira, la paura e il dolore non riesce proprio a cambiare.

E quindi a vivere.

Ecco che arriva il sogno dei sogni, quell’uomo che forgia perché pensi incessantemente a lui.

Anche se rischia di essere scisso in due tronconi, se rischia di essere frammentato.

Ma intanto l’uno che diviene due inizia a vivere davvero.

E cosi inizia la corsa eterna di morte e vita, quel canto che ci terrorizza e ci affascina.

Noi non possiamo saperlo, o forse non dobbiamo, o non vogliamo sapere di essere parte di questa infinita giostra.

Dio diviene mille pezzetti.

Dio diviene immagine sfumata, crudele, vendicativa, maligna.

O benevola, tenera, compassionevole.

E dall’immagine di Dio beh possiamo comprendere in fondo chi siamo noi.

Se nelle regioni dell’abisso noi passeggiamo felici e meravigliati.

O terrorizzati e crudeli.

Allora sapremo cosa si cela in quell’anfratto oscuro di un’anima che sembra affamata di tutto e di nulla.

Ecco che lo specchio fatto di intrecci diversi, di infiniti sprazzi di luce e buio intrecciati abilmente in una tremenda, perché degna di riverenza, tale noi scopriamo un altro volto, cosi simile al nostro.

Scopriamo sogni dimenticati, persino incubi, volontà di successo, di potere, di rivalsa.

O solo bisogno d’amore.

Ecco che in questo libro, con una delicatezza nascoste tra le pieghe dell’horror, la Cristiano semplicemente racconta il doppio.

Quello che scambiamo per famiglio, spirito guida, per demone assetato in fondo è solo la nostra anima.

Cosi piena o cosi vuota da formare una strana massa che cambia aspetto e varia dal nero alla luce e viceversa.

Oh no, mio amato lettore.

Non prendere sottogamba questo mio scritto.

Il doppio, quello che si cela dentro il cassetto della mente, nell’antro chiamato ombra può essere tremendamente pericoloso.

Può essere un lupo nutrito a calci e botte o a carezze.

E cosi tutto il tuo paese mitico, quel dio in cui credi diventerà a sua volta benevolo o malevolo.

Capisci la responsabilità celata dentro questo libro?

Dietro alla perfetta scenografia da film terrificante, dietro l’abisso, si cela il segreto di ogni percorso sciamanico: sei tu che scegli che dio esisterà nel tuo mondo.

Che paese dei morti potrai avere.

Che finale avrà la tua storia.

Se avrai le mani piene di fiori o di sangue.

Sei tu, il protagonista di questa sceneggiatura, di questo film che non finisce con questa vita.

Finché l’immagine di dio sarà inutile farla vivere perché capirai, alla fine del viaggio che sei tutto e nulla.

Che l’unica cosa che devi tenere stretto a te, curare amare e coccolare sarà il tuo doppleganger.

Che da lui deriverà tutta la sanità, l’equilibrio e la gioia di questo tuo viaggio.

E cosi dietro l’adrenalina, il terrore, l’orrore, quella lieve patina esoterica, quella sua irriverenza la nostra sciamana della parola, la Cristiano, ti darà semplicemente le chiavi per la tua di libertà.
E sarai tu a decidere che doppio vorrai avere.

Se uno con cui andare verso i sentieri della perdizione.

O la semplicità di uno spirito che danza nella notte, fuma con te un sigaro, beve un po’ di rum e sorride.

E ti mostra che in fondo il volto del teschio non è affatto orribile.

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