
H.P.Lovecraft, ha creato un mondo che ci attira ancora oggi.
Ma oltre a essere un maestro indiscusso del weird è stato anche un autore horror e due racconti in particolare hanno attirato la nostra attenzione fino al punto da essere inclusi nella stessa recensione.
Si tratta di I topi nei muri e L’orrore di Salem.
Ma cosa li accomuna, oltre a essere racconti del terrore?
Il filo conduttore è piccolo, peloso e con una coda molto lunga: un topolino insomma. Ovviamente, trattandosi del Maestro non è un simpatico roditore, quanto un tramite per un orrore ben più grande.
Se nel primo racconto i topi sono il tramite per arrivare a scoprire la maledizione che accompagna un’antica famiglia, nel secondo è sempre un topo che accompagna il protagonista alla porta dell’inferno che lo sommergerà.
Quindi i topi non solo sono il nostro personale filo conduttore, quanto un tramite per scatenare la paura e guidarci.
Ma verso cosa andiamo guidati?
Stiamo pur sempre parlando di Lovecraft e non possiamo non incontrare i Grandi Antichi, seppur non nominati, ma se ne I topi nei muri la causa della maledizione è un culto ancestrale è nel L’orrore di Salem che ci troviamo di fronte uno di loro e la sua apparizione è così imprevista da lasciarci sconcertati a fissare il grosso tentacolo che ci chiama per avvolgerci e trascinarci nella profondità della mente, alla ricerca della nostra paura più ancestrale: quella dell’ignoto.