Gli ultimi romantici di Francesco Golisciano Abel Paper. A cura di Barbara Amarotti

Cos’è il romanticismo?

Chi può essere definito romantico?

Forse lo è il sognatore amante del decadentismo?

O chi è affascinato dalla poesia?

O, ancora, romantico è colui che ama la lussuria in ogni sua forma?

Sembra semplice rispondere a questa domanda, ma, come spesso accade, è proprio ciò che ci appare facile a darci più problemi.

Sarebbe un sogno incontrare qualcuno che mi capisca davvero; qualcuno che veda il mondo nel modo in cui lo vedo io.

Già, incontrare qualcuno con le nostre stesse passioni è spesso un desiderio irrealizzato.

Preferiamo adagiarci e accontentarci piuttosto che cercare e cercare fino a trovare la giusta metà della mela, oppure ci capita di incontrarla, sfiorarla appena e perderla così come succede a due dei protagonisti del nostro romanzo.

Perché questo non è un libro d’amore, non fatevi ingannare, non lo è affatto eppure in questo romanzo l’amore è protagonista assoluto nella sua totale assenza.

Lo troviamo nella storia della giovane poetessa incompresa dalla sua stessa famiglia.

È presente nella vita del ragazzo amante delle scienze.

È preponderante nella vita dell’appassionato di romanzi.

E allo stesso tempo è sfuggente e fuggitivo, lasciando in chi legge un bruciante desiderio di lieto fine.

La letteratura esisterebbe in un mondo perfetto? Credo di sì. Tratterebbe dell’amore e del bene.

Ma questo non è un mondo perfetto…

E la letteratura, in questo specifico caso, non tratta dell’amore e del bene.

Bisognerebbe spegnere la televisione per tornare a pensare all’essenziale.

Forse il segreto è proprio questo: spegnere la tv, i social, ogni cosa produca rumore e tornare vedere intorno a noi, pensare, respirare e vivere ciò che ci circonda per trovare la felicità.

Perché, in fondo, “gli ultimi romantici” sono coloro che vivono cercando di seguire i propri ideali, all’inseguimento di una felicità utopica all’interno della distopia in cui viviamo.

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