“Milano. il mondo non cambia. Omicidi, politica, criminalità sotto la Madonnina” di Thomas Melis, Fratelli Frilli editore. A cura di Jessica Dichiara

Scenografia: Milano capitale del futuro, centro economico e finanziario di riferimento per tutta la nazione.

Campo di battaglia delle più potenti cosche criminali che operano in pianta stabile nella città che non nasconde il suo lato oscuro.

Il punto di vista esterno ci aiuta a dipingere la finzione narrativa con distacco e realismo. L’hinterland è protagonista feroce della narrazione.

Atmosfera: fredda, colpevole, dura, contaminata, violenta, perversa.

Avvolge implacabile la vita di alcune potenti famiglie.

Se dovessi usare un solo aggettivo per descrivere la sensazione respirata in tutto il romanzo direi: disillusa.

Personaggi: numerosi ma accuratamente e pazientemente presentati.

Personalità abilmente pennellate.

Don Rocco Alfieri ad esempio su tutti non può mostrare debolezze, nutre ansie crescenti da cui non deve lasciarsi sopraffare.

Non è più quello di una volta.

È uno specchio severo davanti al quale rimanere con la bocca chiusa e l’animo in tumulto.

Trama: fitta, piena di colpi di scena ma ben piantata a terra e sicuramente realistica per quanto i temi trattati siano molti forti.

Diviso in cinque parti, questo romanzo rimane complesso ma non scoordinato perché la corruzione e la criminalità riconducono sempre gli eventi verso il loro punto focale.
Melis rimane fedele al titolo fino alla fine lasciando passare l’immagine di una società irrecuperabile, di un sistema corrotto, deviato, che può solo collassare su se stesso.

Ritmo:

lettura veloce e voglia crescente di raggiungere la conclusione per svelare ciò che gli indizi sapientemente seminati lasciano intuire con difficoltà. Implacabile nella seconda parte non lascia la possibilità di abbandonare la lettura.

Riflessioni:

Nessun salvato e nessun salvatore vengono concessi al povero lettore che si ritrova condannato senza appello in quanto facente parte della razza umana.

Romanzo noir di inchiesta che definirei chirurgico per la precisione della scrittura e la conoscenza tecnica dimostrata.

Rimango sul ring sconfitta a leccarmi le ferite per i troppi pugni presi da un avversario che mi aveva avvisato con strafottenza già nel solo titolo e io illusa ad aspettare uno scorcio di luce nel buio fotografato dall’apocalisse, circondato da platani allineati e spogli.

Consiglio per la lettura: su consiglio dell’autore propongo l’ascolto di Tedua nella prima parte e Chadia Rodriguez nella seconda.

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