“Reviviscentia” di Roberto Sorau, Delos Digital. A cura di Alessandra Micheli

Avevo proprio bisogno di un horror come si deve.

Con tutti i libri di narrativa che sto leggendo, avevo proprio paura di rammollirmi.

E io amo la paura.

Mi rende gioiosa e sopratutto accorta, con occhi aperti e vigili su una realtà a volte più spaventosa dello stesso libro.

In questo caso si tratta di un racconto.

Bellissimo, poetico e perfetto.

Forse troppo corto per me che avrei voluto non finire mai a ritrovarmi all’ultima pagina.

E tutto accade per una semplice ragione: l’incapacità umana di destreggiarsi nella difficile scelta tra bene e male.

Diciamolo sinceri, tutti noi a un tratto della nostra vita, chi prima e chi dopo ci siamo trovati di fronte a un bivio.

Quale direzione prendere?

Quella facile, immediata che ci propone il sollievo e la banale rivendicazione di torti subiti o quella lunga, tortuosa, irta di spine della comprensione e del perdono?

Si sa, la strada panneggiante è quella che ci intriga di più.

Poco importa se sull’apparente distesa assolata si trovino strane ombre ghigna ti.

In fondo è tutta piana, basta correre via veloce e non farsi mai acchiappare. Peccato che proprio perché “assolata” e quindi affatto apparentemente pericolosa con quelle ombre inizi a farci amicizia.

Inizi a pensare che quei sussurri non siano altro che flebili e innocenti consigli. La strada in salita invece passa sempre attraverso un bosco tetro, da cui è meglio scappare.

Chissà cosa si aggira tra qui frondosi trami, simili a mani scheletriche.

E cosi incappiamo in errori che possono anche essere….letali.

Come avviene in questo racconto.

In cui a sedurci non è solo la soluzione facile e immediata, non è solo la volontà di vendetta e mai la presa di coscienza della responsabilità personale.

Ma esiste anche quella seducente idea che la morte si può gabbare.

Che tutte le leggi del creato possono essere piegate da questo strano essere umano che si sente cosi arrogante solo perché coronato di gloria e stelle.

E con quella tronfia superbia pensa di poter dominare ogni occulta legge, messa li da un dio inconcludente e remoto.

Ecco che questi due temi, tanto cari all’orrore si combinano in poche pagine adrenaliniche e soffocanti.

La cui conclusione lascia sbigottiti, esterrefatti e si, terrorizzati.

Non esiste certo la redenzione.

Anzi.

Esiste solo al consapevolezza che senza responsabilità ,senza quella sorta di limite che necessariamente frana la nostra cacofonica azione, saremmo simili a formiche impazzite, davanti allo scempio del proprio formicaio.

Prede facili di enormi piedi giganteschi pronti a schiacciarci, con un ghigno maligno e nessuna compassione.

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