
Brescia, 16 ottobre 1932. Il commissario Fulvio Villata si muove come un’ombra nel suo soprabito color sabbia.
Fa piuttosto freddo, sono le quattro di mattina, e la tesa del cappello lo ripara non solo dall’aria gelida ma anche dagli sguardi indagatori della camicia nera appostata di guardia alla scenda del crimine.
Il capo settore e l’agente Amilcare Ferri lo scortano all’arengario di Piazza Vittoria, di fronte alla Torre della Rivoluzione, dove fino a poco prima il corpo di una donna assassinata giaceva abbandonato a terra sotto gli sguardi di curiosi passanti nottambuli.
La punta fiammeggiante della Giubek che Villata si accende mentre ascolta il resoconto del suo collega sfrigola ad ogni aspirazione.
È ancora buio ma sta per albeggiare e la macchina delle indagini si metterà presto in moto. Necessariamente.
Perché tra due settimane il Duce farà visita alla città e la macchia di un omicidio non risolto non deve comparire sugli stemmi di Brescia la Forte, Brescia la Leonessa d’Italia.
Il dottor Calligaris avvierà nel pomeriggio l’autopsia del corpo agli Spedali Civili; quel ficcanaso di Mattia Moro cercherà di ottenere un articolo per il Popolo di Brescia, schivando la censura del Regime; l’agente Ferri si attiverà per scoprire l’identità della ragazza.
“Chi eri? Che speranze coltivavi per il tuo futuro? Avevi un innamorato? Il commissario aveva la bislacca abitudine di parlare con le vittime degli omicidi su cui investigava. Un rituale tutto suo per stabilire una specie di legame.”
Gozzi Anita
Anni ventitré
Professione: domestica presso la famiglia Rimbaldi
È lei la vittima di questo omicida scrupoloso, il collo spezzato con una maestria che l’anatomopatologo riconosce subito in quelle vertebre cervicali spezzate di netto.
Non un raptus di gelosia, o una rapina finita male.
Questa ragazza è stata uccisa a sangue freddo da una persona abituata a farlo.
Una Brescia storica accoglie Villata nei suoi luoghi più rappresentativi, a partire dal controverso Colosso citato nel titolo e da Piazza Vittoria nata dal progetto di riqualifica del malsano e fetido rione medievale delle Pescherie ad opera dell’architetto Marcello Piacentini. I personaggi generati dalla penna di Marco Badini si districano in questa indagine scomoda, capitata proprio a poche settimane dall’inaugurazione della piazza al cospetto del Duce in persona, diventando dei perfetti anfitrioni della città e del periodo storico.
Fatti e personalità storiche ben note sono citate con naturalezza all’interno di riflessioni e discussioni quotidiane: così, in mezzo alla lettura, si ricorda un ammirato D’Annunzio che a Fiume definì Ettore Muti come un “Gim dagli occhi verdi”; compaiono plausibili colloqui con un brioso Arturo Dazzi; ci si esalta al ricordo di imprese impensabili fino a quel momento come la Mille Miglia del ’27, da Brescia a Roma.
Ancora fresca per Villata e Ferri, la storia scritta con la Grande Guerra, i Caimani del Piave e gli Arditi.
Questo giallo di impronta classica, in cui l’abilità dell’investigatore nel procedere con le indagini sta tutta nel suo intuito e nella capacità di collegare i vari pezzi raccolti attraverso gli interrogatori, regala un affresco accurato e ricco di nozioni interessanti legate al periodo Fascista e non solo.
Il caso, di per sé forse fin troppo prevedibile nel movente, ha però il pregio di far luce sulla figura di un assassino originale, potremmo dire veramente “figlio dell’epoca”.
“Se volessi nascondere un sasso quale sarebbe il posto migliore? Naturalmente lo nasconderei in un mucchio di sassi.”
L’inserimento di piccoli approfondimenti e la citazione di innumerevoli figure di rilievo dei primi del 900 italiano permettono ai lettori amanti del genere di apprezzare l’evidente studio dietro la stesura del romanzo e l’attenzione nel confezionare un prodotto di finzione ma credibile e ben ancorato ai fatti documentati.
Anche un bagaglio limitato ad una conoscenza di base della storia del periodo, come la mia, in parte acquisita a scuola attraverso i documentari dell’Istituto Luce citati da Badini stesso, permetterà di apprezzare tranquillamente la vicenda.
Oserei dire, anzi, che sicuramente sarete indotti a saperne di più.