“Il commissario Maugeri e la compagnia della morte” di Fulvio Capezzuali, Todaro edizioni. A cura di Alessandra Micheli

Ogni volta che un giallo della Todaro edizioni arriva tra le mie mani, so che sarà un viaggio indimenticabile e non solo attraverso il crimine.

Ma sopratutto dentro questo strano essere chiamato uomo.

Particolare davvero.

Cosi capace di grandi gesti, cosi come avvezzo a amante del peggior abisso. Saremo sempre un po angeli e un po’ demoni, mai davvero soddisfatti di noi e di quel tranquillo angolo di paradiso che ci regala la vita.

Vogliamo sempre di più.

E questo può essere un bene cosi come la nostra maledizione. Nei secoli a cercare un po’ di armonia e di pace, ma alla prima tentazione cosi felici di cadere tra le sue fauci fameliche.

E in questo libro l’uomo non si smentisce affatto.

Dopo l’orrore di una guerra senza vinti ne vincitori, che lascia un’Italia lacerata e un Europa divisa in blocchi, la tranquillità sembra sempre più una chimera lontana.

Questo perché la storia, giunta alla sua conclusione pretende che i debiti vengano pagasti.

Che l’orrore possa avere una sorta di vendetta, che il torto venga ripagato. Sangue al sangue in un eterna spirale di dolore e di violenza che sembra non aver mai fine.

Ed è in questo grigiore che la purezza di Maugeri diviene quasi un baluardo per noi naufraghi davanti a tutto questo marasma in burrasca.

Noi che in fondo cerchiamo un libro che quelle ferite, cosi pulsanti nonostante il tempo trascorso, le possa se non curare, almeno alleviare.

Un balsamo capace di quietare le urla delle membra stanche di combattere contro quel muro fatto di errori e di cupidigia.

Ecco perché amo questi libri.

Perché il nostro commissario racchiude tutto quello che di buono esiste nel mondo non solo dell’immaginario.

Qualcuno che non china la testa.

Qualcuno che ristabilisce la linea del limite cosi spesso vilipeso dalla sete di potere.

Qualcuno che con estrema semplicità possa rappresentare una ventata di freschezza, un ristoro dopo la bufera.

Come un delizioso sole capace di far capolino tra le nere nuvole e donarci l’allegria di un arcobaleno.

Perché la compagnia della morte, seppur romanzata, parla dell’altro lato della guerra e dei partigiani.

Ciò che dietro grandi ideali nascondeva solo il vuoto orribile della pochezza umana.

Maugeri invece, simboleggia l’altra umanità.

Quella che non si fa comprare.

Quella che considera sempre l’uomo più importante di ogni sabato.

Scorrevole, accattivante e sopratutto ben congegnato.

Uno di quei libri che ti fanno rimpiangere l’esistenza della parola fine, da leggere e rileggere, senza mai averne abbastanza.

Maugeri entra nella nostra immaginazione, e non se ne va più via.

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