
Ho sentiti molto parlare di questo libro.
Ed ero curiosa anche se…non sono una grande fans dei gialli umoristici.
Non fraintendetemi eh.
Li leggo, mi divertono.
E sono godibili in alcune fasi, particolarmente faticose, della mia vita.
Ma mi lasciano sempre un piccolo senso di vuoto, come se non avessero completamente coccolato o assecondato il mio palato.
Un piccolo vuoti mi rimane sempre, un’aspettativa insoddisfatta, una sensazione non appagata.
E cosi ho approcciato a questo testo, con una certa leggerezza, consapevole, viste le tante opinioni che sarebbe accaduto di nuovo.
Una parta che rimane un po’ a bocca asciutta, con una sete non completamente calmata.
E sapete cosa è successo invece?
Che mi sbagliavo alla grande.
Ma non soltanto io, anche coloro che hanno interpretato questo testo come ironico capace di far ridere.
E io sono qua a dirvi la mia opinione, personale sicuramente e forse falsata da un certo mio modo di approcciare al libro.
Innanzitutto non è un testo ironico o burlesco.
Affatto.
Seppur ci sono situazioni grottesche, e esacerbate esse restano, appunto, grottesche.
Tutto il testo persino nella presentazione dei personaggi resta più che altro felicemente funestato di quello che in gergo vine chiamato humor nero.
E volete saper di cosa si tratta?
Ve lo svelo subito.
E’ un modo orribilmente malevolo e crudele se vogliamo usare termini forti di immortalare certe caratteristiche umane o sociatarie portandola all’esagerazione. E’ satira feroce, pungente caricatura, una sorta di specchio deformato o forse più veritiero con cui assistere alla commedia dell’arte che avviene nelle nostre vite a una costante pantomima in cui ognuno, malamente, recita a soggetto.
E la famiglia Cunnigham è davvero una sorta di acquario dove trovare i più disparati esempi di quella specie per noi tanto sconosciuta ancora: l’uomo.
Vizi e poche virtù.
Tanti dolori e un passato atroce che pende come una crudele spada di Damocle sulla testa di ognuno.
E dal passato, dalle nubi oscure che in realtà non si diramano affatto, emergono i mostri più tenebrosi perché reali, che si passa mai immaginare.
E tutto nasce proprio dall’iniquità, dal dolore e perché no, anche dalla sete di denaro, dalla voglia di primeggiare, da un potere che mal si incontra con la giustizia.
Ovviamente non posso salvarvi quale ambiguo segreto celano i Cunningham. Sicuramente però tutti qua in queste pagine hanno ucciso qualcuno.
Anzi qualcosa.
Ed è proprio la signora giustizia.
Che osserva i fatti con lo sguardo affranto e i vestiti laceri.
Che vive aspettando il giorno in cui i tori verranno semplicemente svelati.
E lo fa mentre usa l’arma di una finta risata che maschera cocenti lacrime.
Perché tutti hanno ucciso qualcuno.
Ma la vera vittima, qua, è la compassione.
Forse la verità che alla fine brillerà lucida come l’affilata lama di un coltello, potrà almeno portare a una sorta di rinascita.
Per te, mio lettore, sarà una piccola batosta quel finale, e non so quanto sorriso ti resterà, congelato, sulle labbra.
Un libro intenso, perfetto e dotato di una sottile e crudele vene polemica che lo rende delizioso e a tratti poetico.
Non si ride.
Ma si riflette.
E cosa volete di più?