
A metà fra la prosa e la poesia questa piccola perla storica ha una delle caratteristiche che più apprezzo e cerco in ciò che leggo. Tiene compagnia, accompagna, dialoga col lettore e lo ispira.
Mi aspettavo dal titolo qualcosa di intenso e travolgente e in effetti ho trovato una calda coperta di sentimenti portati al limite, amori, amicizie, violenza, illusione, miseria, infelicità, ricerca interiore, lealtà, voglia di mettersi alla prova, sfida. Sentimenti e sensazioni che scaldano e travolgono con la loro forza, come una tempesta.
Mi aspettavo dal sottotitolo una storia di pirati e in effetti, in parte, ho letto di un mondo fatto di bettole, taverne, bicchieri di whisky, cibo rancido e razionato, topi e un linguaggio crudo, ruvido, immediato.
Mi aspettavo dalla cover un uomo solo, un naufrago in un deserto di stracci buttati a terra a rappresentare un fallimento o forse una perdita. Un uomo affranto, indifeso, disperato. Ho trovato un uomo chiamato Hey dalla propria madre. Hey come uno qualunque, uno che non conosci, uno senza importanza.
E poi le pagine che seguono una rotta e attraverso la rotta inseguono un sogno, un miraggio o forse una deriva.
Pagine evocative e affascinanti ci portano a Plymouth nei primi del Settecento, dentro le vite di due amici Hey e Hasim.
Hey lo si ama immediatamente perché porta con sé un bagaglio così pesante da commuovere e scuotere. Umiliato e costretto a vivere una vita che non gli appartiene il nostro protagonista non molla, non si arrende a un amore che avrebbe desiderato ricevere dalla madre e che gli viene negato con forza e violenza.
Ripeto commuove e scuote
Aggiungo divide e strazia
Pagine di mare e di vento, di scogliere, di gabbiani e di brividi, di una nave comandata dal temuto corsaro scozzese William Kidd in cui Hey salirà, solo.
Pagine in cui si racconta di un’Inghilterra che arranca alla ricerca di fondi per finanziare una flotta troppo debole sia per la guerra che per il commercio.
Pagine spiegazzate, evidenziate, citate per non dimenticare quel passaggio, quella frase, quel messaggio che sembrava scritto proprio per me.
Resta la bellezza di un incontro con un’autrice che non conoscevo che scrive divinamente. Non è tanto la precisione stavolta ad avermi colpito ma l’abilità nell’utilizzare il linguaggio per caratterizzare i personaggi dando loro un volto preciso, un corpo da abbracciare. L’uso delle pause sembra quasi una premura per permettermi di volta in volta di singhiozzare, pulire gli occhiali, buttare i fazzoletti o semplicemente sospirare.
Consiglio per la lettura: tenete a disposizione post-it su cui appuntare le vostre riflessioni.
Nota per l’autrice
Mi sono fidata e tornerò a farlo così come Foscolo ci ha indicato.