
So che sta arrivando la stagione più dolce e romantica dell’anno.
Ma io oggi vi vorrei consigliare questo testo particolare, che contiene in se una gamma di sfumature che virano dal thriller psicologico a quello soprannaturale, passando per la strada intricata dell’horror.
Ed è cosi che incubo, ultraterreno e realismo riescono a fondarsi, donando al lettore incredulo quell’atmosfera perturbante, quasi claustrofobica degna dei grandi romanzi di Sthepen King.
Eh si miei lettori.
So di aver fatto un affermazione molto pesante ma il nostro Fulceri se lo merita tutto, visto che il libro mi ha tenuto incollata alle pagine per una notte intera.
Tra parentesi è il momento giusto per leggerlo.
Quando è notte, magari molto buia (evitate il solstizio mi raccomando), luna piena, con la pioggia o una bella tempesta, di quelle con il vento che sibila. Un po’ di atmosfera, con una bella luce soffusa, (magari un lumino sarebbe perfetto) e vi troverete in una strana cittadina,Leadville che ricorda, seppur vagamente l’ansiogena Derry (vi prego ditemi che nno conoscete la cittadina di Derry se mi volete ancora viva) o il meraviglioso Niceville, romanzo anche troppo poco considerato per i miei gusti.
Fino a rubare le atmosfere oniriche del mio amato Twin Peaks.
Ecco posso considerare questo il prodotto di mille suggestioni, di mille diverse follia scaturite dalle menti di autori che io letteralmente amo ma al tempo stesso rinnovate in una fusione che ha dir poco del geniale.
Ledville si contende con Niceville la fama di luogo dotato di arcani poteri. Qualcosa si agita nei suoi boschi, funestati da superstizioni che sembrano, mano a mano che il libro scorre sempre meno follie e sempre più reali.
Con Derry condivide la presenza di un volto oscuro, affatto armonioso, che si nasconde dietro fattezze allegre (un serial killer chiamato pagliaccio) che lo rende ancor più spaventoso.
E’ l’irridere della dolcezza infantile, è la voracità di una umanità che non disdegna di banchettare con l’innocenza e che assomiglia, in modo quasi crudele e caricaturale alla nostra di civiltà.
E a Twin Peaks ruba la dimensione onirica, grazie a una prosa che riesce a catturare la brutalità di una realtà senza cuore, acuendola con la suggestione ipnotica del sogno.
Cos’è vero e cosa non lo è?
Che forze si agitano nel ventre di una sonnacchiosa, incolore, inutile cittadina di provincia?
Che orribili segreti nasconde?
La follia è causata davvero da una presenza oscura o è un frutto di calcoli più orrendamente banali, di istinti cosi gretti da far venire quasi il voltastomaco?
Ovviamente io non ve lo svelo.
Posso solo augurarmi che questo testo, perfetto, notevolmente perfetto, diventi assieme ai sopracitati uno dei capisaldi di quel genere di thriller che sta sempre un po’ in bilico tra weird, soprannaturale e psicologico.
Un libro che ho amato e che trovo appunto difficile descrivervi perché incapace di esprimere a parole la sua bellezza.
Stile, prosa, atmosfere, contesto significato, tutto concorre a creare un quadro disturbante e al tempo stesso suggestivo, con immagini tratte dal calderone del classico ma con il tocco originale e personale di un Fulceri che qua dimostra davvero la sua bravura.
Avvezza a libri di cotal genere, raramente ne resto affascinata, raramente vengo stupita e sedotta.
Ma una voce dal nulla mi devo, per forza sbilanciare: qua, ragazzi miei, ci troviamo davvero davanti a un gioiello raro e spettacolare seppur nella sua apparente semplicità.
E ora tocca a voi.
Avrete il coraggio di entrare a Leadville?
avrete il coraggio di scoprire di chi è la voce che sembra arrivare dal nulla?
E chi si cela in quella sperduta casetta nel bosco?
Io vi aspetto.