“Contos. Racconti attorno al fuoco” di Letizia Loi, Letterelettriche. A cura di Alessandra Micheli

Andiamo a dormire
Ascolteremo
Cicale litigando in mezzo a un melo
Il cuore del Limbara che respira nel cielo

Povero te, povero chi
Non crede alla Mamma del sole
A mezzogiorno, in primavera ed estate
Fuori c’è la Mamma del sole

Non potevo scrivere questa recensione senza ascoltare una canzone dei Tazenda, dalla voce indimenticabile di Andrea Parodi, che da lassù sono sicura ci guarda e sorride.

Oramai lo avrete capito no?

Tutti noi abbiamo il nostro posto del cuore.

Immaginario e reale.

Io ne ho due, ho Innsmouth del buon Lovecraft, luogo arcano nel quale mi rifugio ogni volta che il mondo mi soffoca.

E ho uno reale, uno che ha accolto come una madre i miei passi, che è rimasta nel cuore, nelle narici per quell’odore di mare, per quell’alenu di sole che conservo dentro di me.

La Sardegna signori miei.

Per molti l’Atlantide perduta.

Per me il luogo nel quale sta riposando un anima troppo ferita da questo oggi senza rispetto.

E non posso negarlo, ogni libro ambientato in quei luoghi magici, con quelle tradizioni che in realtà sono ancore vive, seppur silenti, non mi lascia indifferente.

E non mi rende certo obiettiva.

No no.

Non lo sono e ve lo dico con molta tranquillità.

Contos è il libro che entra con passo elegante nella rosa di quei testi che mi scorrono nel sangue.

Forse perché l’altrove, che mostra cosi bene, non è affatto qualcosa di strano o improvviso nelle vite dei protagonisti.

Vive accanto a loro.

Respira e si mostra in tutti i suoi lati, la magnificenza e la pericolosità.

Perché tutti quei personaggi che ruotano accanto a noi, che escono della fiabe per passeggiare nei giardini, spostare nei pozzi, vivere accanto alle nostre cose noi non siamo altro che strani errori fatti da qualche divinità dispettosa.

Non ci conoscono e non ci tengono affatto a conoscerci.

E cosi, attorno al fuoco immaginario, in queste notti senza luna.

Cosi buie anche se con un calore che sembra uscire direttamente dal ventre di Sa Mama e su sole, la voce stentorea della Loi mi accompagna.

Mi coccola, mi fa vibrare il cuore.

Poco importa se a volte di paura.

Importa che in quelle narrazioni io ritrovo il legame con quell’altrove che questa feroce società tenta di togliermi.

Tenta di spiegare tutto.

Di rendere tutto commerciale si svelare segreti che fanno brillare gli occhi prroprio perché restano segreti.

Questo canto fatto parola, questo racconto che è quasi un invocazione non è altro che una preghiera fatta al cielo.

Perché non ci tolga mai questo mondo immaginario.

Nonostante ci renda fantasticamente ribelli.

Nonostante non ci renda allineati.

Nonostante ci rende un po’ pazzi, folli e sghembi.

E adesso silenzio.

Riunitevi attorno a questo fuoco e ascoltate…i racconti stanno per iniziare di nuovo.

E gli spiriti, le janas, i folletti, la magia troveranno la via per tornare a voi. Stringeteli forte e non lasciateli mai più scappare

Danza la maliarda
La maliarda danza
Spiga nelle mani

Ballo, ballo tondo
Calpestiamo il mondo
Saltiamo come indiani

La vita, il destino, l’odore della mia terra
Il ronzio della morte, i miei dubbi

Tazenda

Pubblicità

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...