“Trilogia di Gerard Sorme” di Colin Wilson, Carbonio editore. A cura di Gaia Puccinelli

Riti Notturni

Da qui inizia il viaggio di Gerard Sorme, dalla Londra della seconda metà del Novecento. Lo scrittore viene da subito inquadrato come un’anima inquieta, solitaria, in cerca di un’ispirazione che sempre gli sfugge, sempre ad un passo dall’idea geniale, dal raggiungimento della perfetta filosofia di vita che sarebbe capace di spiegare non solo il suo sentire, ma il sentire di tutta l’umanità, o almeno di tutta la componete maschile dell’umanità, ma quell’ultimo passo non lo compie mai, per incapacità o per timore di non sapere cosa fare dopo, questo non è chiaro nemmeno a lui.

Ecco però che ad un tratto la sua vita subisce uno sconvolgimento, incontra un ricco giovane che non ha paura di godere del frutto del proprio denaro, Austin Nunne, e con lui nel giro di una sola settimana viene coinvolto in un turbinio di eventi ed emozioni che lo porteranno sulle tracce di un serial killer che sembra l’emulatore di Jack lo Squartatore; ma non solo, la vita disinibita di Nunne lo porterà a conoscere altre persone, artisti come Oliver Glasp e donne di ogni età come Gertude e sua nipote che servono allo scrittore come un osservatorio privilegiato sul mondo e sul diverso rapporto che ognuna ha con i propri istinti carnali, ma lo stesso Gerard finirà per rimanere incastrato nella pratica di quella che vorrebbe fosse la sua teoria. Tutto sarà nuovamente sconvolto dalla rivelazione dell’identità dell’assassino di Whitecapel che ovviamente non svelerò in questa sede.

L’uomo senza ombra

Arriviamo, così, a conoscere un Gerard Sorme più maturo, che crede di aver raggiunto una consapevolezza, se non ferrea, almeno stabile della propria emotività e di quella di chi lo circonda. Questa volta lo sentiamo parlare direttamente in prima persona. Infatti, da subito, nell’introduzione il lettore leggerà le motivazioni che hanno spinto il protagonista, coinvolto in uno scandalo, a pubblicare i diari tenuti nel periodo successivo alla sua frequentazione con Nunne. Tale periodo è finito sotto accusa a causa di alcune dicerie riguardo alla condotta morale e sessuale di Sorme tramite la pubblicazione di estratti di quelli stessi diari che adesso lui rende fruibili al mondo intero con intento apologetico.

Le relazioni del protagonista vengono analizzate nei diari nel dettaglio sia emotivo che fisico per indagare appieno il motivo primo e profondo che spinge un uomo a non poter resistere alla bellezza di una donna, mentre un’altra donna altrettanto bella e affascinante potrebbe non generare mai in lui il desiderio, non accendere quella scintilla vitalistica che Sorme ricerca nell’atto sessuale.

Quando sembra ormai arrivato ad una sistematica formulazione della sua teoria, dopo averla sperimentata diverse volte sul campo, una figura a tratti mistica, Caradoc Cunnigham, mette in crisi le sue certezze e da questo momento in poi i personaggi che avevamo già conosciuto nel primo romanzo (Oliver e Gertude), ma anche quelli nuovi come Diana e Kirsten (una coppia di vicini di Gerard) vengono coinvolti in rituali di magia sessuale che sembra avere molti tratti in comune con la magia nera. Questo contatto ha un effetto perturbante su Sorme e gli altri che però a tratti si abbandonano ai propri istinti più bassi quasi soggiogati dagli incensi che bruciano nell’appartamento di quell’uomo carismatico.

Fino a che Caradoc sparirà dalle loro vite così come vi era apparso, dopo un ultimo scandalo.

Il dio del labirinto

È passato qualche anno dalle vicende del romanzo precedente, Gerard Sorme adesso è sposato con Diana (sì, la stessa Diana), hanno una figlia e si sono ritirati in Irlanda, dove Sorme può portare avanti la propria attività di scrittore e talvolta viene pure invitato a tenere conferenze nelle università per parlare della propria filosofia e delle proprie opere.

Il romanzo si apre in forma diaristica, che però più ci addentriamo nella narrazione più si perde tra le pagine, come se gli avvenimenti costringessero Sorme sempre di più a raccontare ciò che gli è successo tutto d’un fiato, come se si dovesse liberare il più in fretta possibile di un fardello concettuale, sciogliere il nodo che si è stretto sempre di più a partire dalla prima pagina del primo romanzo.

I fatti del terzo capitolo della trilogia ci mostrano il nostro protagonista mentre svolge una ricerca d’archivio per conto di un piccolo editore riguardo a una figura controversa del passato irlandese, Edmond Donnelly e della misteriosa Setta della Fenice. I temi trattati dalla Setta e dallo stesso Edmond portano Gerard ad appassionarsi al caso, infatti negli scritti di Donnelly è evidente un’affinità con la teoria sessuale di Sorme, egli ha un passato da libertino, ma piano piano il suo rapporto con l’istinto sessuale si fa più cerimonioso, diventa quasi un rituale da cui attingere nuove energie, quello slancio vitalistico che lo stesso Gerard aveva intuito. Cosa c’entra la Setta della Fenice in tutto questo? E come mai Sorme percepisce una vicinanza quasi fisica con Donnelly?

Le risposte potrete trovarle solo alla fine di questa trilogia.

Wilson, tramite il personaggio di Gerard Sorme, è stato capace di trattare temi che restano un tabù sotto molti aspetti anche nella nostra società contemporanea come il sadismo, il masochismo, i feticismi e in generale la tematica sessuale. Il modo in cui viene trattato il tema deve essere contestualizzato e analizzato come inserito nel tempo in cui è stato scritto: tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento, ciò rende credibile e coerente la narrazione, sottolineandone gli intenti talvolta (non spesso) polemici o parodici di alcuni tratti della società inglese di quel periodo. Lo stile dell’autore è variegato durante l’approccio ai diversi capitoli della trilogia e quindi della vita di Sorme, trovando per ogni momento le parole adatte da mettere in bocca al protagonista.

Il fantastico si inserisce nel racconto in modo fluido, senza giudizi di verosimiglianza o meno, ma semplicemente come l’ennesimo elemento perturbante che richiede la partecipazione attiva del lettore nella sua analisi.

La filosofia di Gerard Sorme può far riflettere in positivo o in negativo sulle contraddizioni del nostro mondo contemporaneo nonostante tratti di un periodo ormai non più così tanto vicino ai nostri giorni, lasciando al lettore più dubbi che risposte.

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