
Francesco Sapia con “la morte non va in pensione” dà vita alla seconda indagine di Rocco Amato.
Il giallo è ambientato a Corissano Calabro e ci troviamo nel periodo post-pandemia.
Rocco Amato è un impiegato, un giornalista e si occupa molto di cronaca nera, infatti, grazie al suo spirito investigativo è entrato a far parte del gruppo de: “Piccolo Mezzogiorno”.
Questa volta, Rocco verrà coinvolto in un’indagine alquanto complessa: Giorgio Papparella, un pensionato, viene ucciso.
Ed ecco che iniziano le indagini nella vita della vittima, iniziano a scavare partendo dalla sua gioventù in Germania come emigrante, sino ad arrivare alla prematura morte della moglie.
Rocco con la sua squadra di collaboratori iniziano ad avviare un procedimento investigativo, che, porterà alla luce una serie di eventi e relazioni, non del tutto piacevoli.
Un piacevole giallo che si legge in maniera fluida, carico di colpi di scena e suspense.
Un ritmo narrativo accattivante e coinvolgente, sin dalle prime pagine ho trovato una certa sintonia con i protagonisti, in particolar modo con Rocco Amato, un uomo che ama svolgere il suo lavoro e lo fa con dedizione e passione.
Peccato, che abbia perso la sua prima indagine.
Spero di ritrovare Rocco in una nuova avvincente indagine dallo sfondo noir!
“Giunto in redazione salutò tutti i colleghi con i quali si era tenuto in contatto telefonico o con i social. Avevano creato anche una chat del giornale su WhatsApp: I grandi del Piccolo del Mezzogiorno, con la quale si trasmettevano le informazioni di lavoro, si scambiavano le ricette di cucina, mostravano le foto dei loro manicaretti e si consigliavano film da vedere sulle piattaforme digitali a pagamento. Ma incontrarsi di persona era tutta un’altra storia, anche se per precauzione, nei luoghi chiusi, usavano ancora la mascherina e si salutavano con il gomito o con il pugno.”