
Parlando con una mia cara amica blogger ( blogger che sto corteggiando in modo quasi imbarazzante ) è uscita fuori una curiosità davvero curiosa: io mi emoziono per i libri.
Ovviamente non per i serial killer, o per gli zombie (anche se mi fanno tenerezza visto che in un mondo di tal guisa rischiano, seriamente di morire di fame).
Ma mi emoziono.
E’ una grande differenza con la me di qualche anno fa.
Meno empatica e molto più analitica sui testi, con la paura, la folle paura di rivelare un po’ di me stessa al lettore che mi segue.
Chissà di quale orrido anatema pensavo di incappare.
Quale maleficio, lasciare che una parte di me esca timido e timoroso dalle parole scritte.
In realtà è la stessa storia del cameriere che porta un vassoio di pregiati bicchieri di cristallo in un terreno accidentato.
Ha il folle terrore che essi cadano, infrangendosi al suolo sconnesso di una strana baracca.
E più del rumore, più dei vetri acuminati, teme il biasimo di un padrone invisibile, oscuro e forse troppo evanescente per poter essere reale.
Eppure ha paura.
E solo quando inizia a caderne uno, uno soltanto, si accorge che in realtà nella bicocca è solo, senza biasimo, senza comando.
Solo e folle, cosi folle da essere convinto, chissà per quale paranoia che quel vassoio sia di importanza estrema per la sua vita.
Nel rendersi consapevole che è solo un’illusione, una catena innecessaria getta al vento quel vassoio, un tempo cosi prezioso e inizia a ballare libero e felice.
Ecco cosa significa per me aver scritto la prima recensione sentita e sentimentale.
Una liberazione.
Lascia scorrere me stessa fregandomene di cosa si recepiva, di come mi recepivano, di biasimi sussurrati e anatemi infranti.
Semplicemente per la prima volta onoravo davvero il libro.
Non solo leggendolo ma lasciando che esso entrasse dentro di me, mi parlasse e che i segreti da esso rivelati potessero scorrere liberi e altrettanto caotici, magari raggiungendo chissà quale anima.
In attesa.
E cosi oggi mi presento a voi.
Senza filtri ( se mai li ho avuti) senza schemi, ne timori.
Sono io e in questo libro, che è si un atroce thriller ma anche di una poeticità assoluta, ho ritrovato molto.
Di me stessa e della forza che si raccoglie da terra dopo un tremendo uragano. Ovviamente non ho le stesse ferite di Faccia d’angelo.
Ne di Cyrus.
Assolutamente non mi paragono a storia che sono si letterarie ma anche estremamente reali.
Orrendamente reali.
Però, e lo posso affermare, il buio lo conosco.
Cosi come sono sicura che lo conosce ognuno di voi lettori.
Può essere un sogno infranto, un amicizia che vi ha deluso, una perdita, una difficoltà.
Può essere qualsiasi ostacolo che vi fa cadere e lascia dentro di voi ferite rosse e urlanti.
Ci sono poi traumi davvero estremi, come quelli qua descritti.
Ma in sostanza tutti noi conosciamo e veniamo dal buio. Siamo occhi senza cielo.
Siamo stelle senza luce.
Samo solo bolle di sapone che qualcuno, crudele ha distrutto con un dito ghignando e ridendo.
Eppure nonostante il fetore che il dolore porta con se, quel nostro sopravvivere acuisce ingegno.
E forse ci salva.
Ci salva dall’essere gli stessi aguzzini e carnefici che sono disseminati in questo libro.
Gente che fa compromessi, che si accontenta delle luci dell’apparenza e mai della sostanza.
Vivi senza compassione.
Perché ha ragione un vecchio personaggio di un fantasy, dalla barba fluente e con lo stesso buio dietro lo sguardo.
Bisogna aver compassione dei vivi, e sopratutto di chi vive senza amore. Senza rispetto.
Senza sentirsi parte di nulla.
Di chi mette la testa sotto la sabbia.
E che lascia spegnersi le stelle nel cielo della vita.
Il precedente libro di Robotham era davvero bello.
Scritto benissimo dal ritmo incalzante.
Ma il secondo…devo dire che l’ho amato molto di più.
E’ feroce.
Crudele, ma anche capace di una strana dolcezza.
Di quelle dolcezza che fanno male, che piangono lacrime di sangue.
Ma che forse ci fanno sentire vivi proprio perché se l’anima fa male, se un urlo squarcia il pallido silenzio beh significa tanto.
Non la frase fatta che siamo vivi.
No che mi interessa.
Ma che la coscienza, che il senso di civiltà non è affatto atrofizzato.
E se l’ultima pagina, che è di un estrema dolorosa bellezza, e davvero vi lascia spogliati persino di ogni senso morale, vi procurerà rabbia, rabbia verso chi in fondo costringe per noia i protagonisti a viaggiare nel buio..beh sarete salvi.
E forse è questo che davvero mi importa ogni volta che vi parlo di un libro.
Che siate ancora capaci di sentire dentro di voi ogni ingiustizia commessa contro chiunque, in qualsiasi parte del mondo.
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Per Eleonora
che dal buio nascerà più brillante della stella del nord.